Celebre per le sue strisce su «Repubblica» con l’indimenticabile Emanuele Pirella (Tutti da Fulvia il sabato sera) e per i ritratti di scrittori che illustrano le terze pagine dei quotidiani e le copertine dei maggiori editori nazionali, Tullio Pericoli è un irregolare della letteratura italiana. Pittore,scenografo e illustratore, è rapido tratteggiatore di caratteri (un suo libretto su Beckett di qualche anno ne esemplifica la maestria), usa la lingua e l’immaginazione per raccontare ciò che sta dietro personalità e accadimenti. Con Adelphi raccoglie ora la sua quarantennale produzione paesaggistica con I paesaggi, un’onirica panoramica tra le colline, gli abitanti e le residenze delle sue Marche, puntellate da un’antologia in cui spiccano le parole di Calvino, Pessoa, Bufalino, Borges e Zanzotto. Proprio un prelievo del poeta di Pieve di Soligo coglie appieno l’arte di Pericoli: «Nel vero paesaggio anche la “ripetizione” era conferma. E tutto avveniva all’interno di un quadro che sicuramente “placava l’animo” non saprei dire come; mi dava un senso di godimento».
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Tullio Pericoli, I paesaggi, Adelphi editore, Milano 2013, pp. 396, 36 euro
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