Il cinema e la critica: le differenti “anime”

Teorie sul cinema si intitola l’«estetica in nuce» pubblicata nel 1926 da Antonello Gerbi sul «Convegno»; e al 1916 risalgono l’Estetica del cinematografo apparsa a firma di Bellonci in «Apollon» e il Manifesto dei futuristi; L’antiteatro di Luciani è del ‘28; e, per rimanere in Italia, al «Convegno» di Enzo Ferrieri venivano proiettati film d’avanguardia e altri che poi sarebbero diventati dei classici. In attesa di misurare la validità delle sue opinioni su quella di altri, Debenedetti riconosce intanto che «una tradizione critica e intelligente intorno al cinematografo, un gusto vero e proprio sull’arte cinematografica si vengono costituendo». Quadro generico stretto intorno ad un pugno di anni per mostrare come tutta una generazione di intellettuali cominciò sulla scorta dell’Estetica di Benedetto Croce a maturare un pensiero, anche filosofico, sul cinema. Non a caso in apertura è stato citato - ed è prelievo dal più profondo conoscitore delle “teoriche del cinema”, Guido Aristarco - Antonello Gerbi, cui finalmente per i tipi Aragno escono gli scritti critici, curati dal figlio Sandro e dallo storico del cinema Gian Piero Brunetta: “Preferisco Charlot”, dichiarazione presa da una delle critiche stese tra il 1926 e il 1933. Di nuovo al 1926, Gerbi è un giovane laureato e come tanti della sua generazione nati ad inizio novecento - il citato De Benedetti, Guglielmo Alberti, Alberto Consiglio - non è facilmente afferrabile. In lui sembrano convivere tante anime: quella dell’intellettuale, del filosofo, dell’americanista, dell’amante del cinema. Insomma, un precursore.

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GERBI - BRUNETTA (a cura di) Antonello Gerbi. Preferisco Charlot. Scritti... Aragno, Torino 2011, pp. 134, 10 euro

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