Il Pop “spericolato”: quando l’artista è star

Salvador Dalì, Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat, Jeff Koons, Damien Hirst e Maurizio Cattelan. Tutti li conoscono, anche se magari è più immediato connotarli per dettagli che prescindono in parte o del tutto dal loro lavoro artistico. Salvador Dalì si ricorda per il suo rapporto con Gala, la donna di 11 anni più giovane di lui che già era stata la musa di Max Ernst e per cui Dalì abbandona moglie e figlia. Andy Warhol, con la sua Factory, «sa di essere celebre come un divo di Hollywood, nonostante la sua indole alternativa e outsider». Basquiat muore prima di aver compiuto 28 anni, ucciso dall’eroina, primo artista di colore a diventare famoso a livello internazionale. E così via, passando per Jeff Koons, il suo incontro con la pornostar Ilona Staller, in arte Cicciolina, fino a Damien Hirst e Maurizio Cattelan. A raccontare questi artisti di se stessi è Luca Beatrice, critico d’arte e docente all’Accademia Albertina di Torino. Personaggi che si adeguano allo strapotere dei media dell’età contemporanea, che ne prendono atto e lo sfruttano, capendo che per far crescere le quotazioni delle proprie opere è più importante far parlare di sé che dei propri lavori. Vite spericolate, libertà eccessive, oppure calcolo maniacale e perfezionismo. E pensare che il primo artista a essere anche una star non lo aveva progettato: fu Jackson Pollock, depresso, con un look del tutto personale, “antidivo” e «antesignano delle rockstar dell’eccesso e dell’autodistruzione». Un libro che racconta la storia dell’Arte da un punto di vista contemporaneo, ricco di spunti e curiosità.

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LUCA BEATRICE, Pop, l’invenzione dell’artista come star, Rizzoli, Milano 2012, 194 pp, 18 euro

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