Furio Jesi è stato uno dei più brillanti studioso di miti, storico delle religioni e critico letterario. Genio in erba scomparso neanche quarantenne nel 1980 viene ora commemorato con questa ampia silloge dei suoi scritti più famosi, raccolti a cura di Andrea Cavalletti. Ci troviamo di fronte a una serie di temi tra i più disparati tra quelli toccati dal giovane studioso, in cui riflette sull’esperienza festiva e sulla rivolta come “sospensione del tempo storico“, getta una luce sorprendente sul rapporto tra poesia e merce, analizza le vicende esistenziali di personaggi dell’universo letterario come Lukács, Cesare Pavese, Rimbaud e Rilke. Una serie di straordinari strumenti critici contro le mitologie dominanti contro il potere visto come vera e propria “religione della morte”.
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