Nella misura concisa d’un racconto lungo (o d’un romanzo breve) Luciano Ascoli, già autore di un saggio sulla sinistra e la questione ebraica, confeziona un efficace apologo sullo smarrimento identitario e il dialogo tra le culture. Titina, nata da padre italiano e madre abissina in epoca mussoliniana, intraprende un viaggio alla ricerca delle radici paterne, che la conduce a Roma e poi a Venezia. Qui, accompagnata da un intellettuale, verrà travolta dal gioco dei mascheramenti del Carnevale e dalla comparsa - come in un sogno - di personalità del tempo passato, imparando che l’altrove misterioso della sua identità - il regno della Regina di Saba - si connette con tempi tra loro diversi, non solo con luoghi geograficamente distanti. Nel tono delicato della fiaba, Luciano Ascoli ci restituisce l’immagine d’una umanità già da sempre “globale”, sospesa tra un’origine inafferrabile e una molteplicità del possibile, che sopravanza la fissità precostituita di identità rigide e in sé conchiuse.
Luciano AscoliVenuta dall’ignotoBastogi, Foggia 2012, pp. 82, 10 euro
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