Prima o poi bisognerà affrontare il discorso della longevità triestina che conta tra i suoi centenari, il critico d’arte Gillo Dorfles (104 anni!) e lo scrittore e romanziere d’origine slovena Boris Pahor che il prossimo 26 agosto compirà 101 anni. Proprio dell’autore di Necropoli nell’anno in cui è uscita l’autobiografia per procura Così ho vissuto per Bompiani , arriva in libreria, per le cure di Elvio Guagnini, un’inattesa antologia di scritti di Pahor , il cui titolo – Venuti a galla. Scritti di metodo, di polemica, di critica - condensa la sua attività di critico e polemista di lungo corso. Dunque, non è solo l’universo concentrazionario e il dialogo con i sopravvissuti ad interessare Pahor (la lettera a Primo Levi è quanto mai sintomatica) ma è soprattutto la costanza con la quale difende la cultura slovena, minoritaria però addentellata all’idea di paese e di convivenza tra le diversità. In tale contesto la panoramica sulla letteratura slovena e delle sue frequentazioni novecentesche gettano uno sguardo inedito su una produzione intellettuale ignorata dai più.
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Boris Pahor, Venuti a galla. Scritti di metodo, di polemica, di critica, Diabasis, Parma 2014, pp. 224, 16 euro
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