La corsa di Panetta dalle ciabatte all’iride

«Tieni - disse porgendomi la scatola – mamma mi ha scritto che corri, sono delle scarpe da tennis», scrive Francesco Panetta nel libro Io corro da solo. Papà Giuseppe lavora sulle navi e a casa, a Siderno in Calabria, torna ogni volta dopo mesi di assenza; è mamma Rosina a mandare avanti la famiglia. Francesco va a scuola ma quando esce corre, corre sempre. «Correvo, le ciabatte infradito nelle mani o infilate nel costume, correvo insieme ai miei amici, come branco di cavalli selvaggi. Ogni albero, ogni podere, ogni frutteto, ogni sentiero ci apparteneva», racconta. Lo zio lo iscrive alla prima gara. La vince. “Corre” al Nord, fino a Milano; trova casa alla Pro Patria. L’allenatore Giorgio Rondelli capisce subito che in quell’esile ragazzo del Sud, dai grandi occhiali e i lunghi riccioli, batte la forza della passione. Deve solo mettergli le “briglie” dell’allenamento e arriveranno le vittorie. Così, nei 3000 siepi, ecco l’argento agli Europei 1986, gli ori ai Mondiali di Roma 1987 e agli Europei 1990; l’argento nei 10000 sempre del 1987.

Francesco PanettaIo corro da soloGemini Grafica Editore, Melegnano 2017, pp. 140, 12 euro

© RIPRODUZIONE RISERVATA