«Se la guardi giocare e poi vai a vedere il museo di Belle arti, apprezzerai di più certi quadri», scrive Luigi Bolognini autore del libro La squadra spezzata. La frase è riferita all’Ungheria che tra il 1950 e il 1955 disputò 50 partite con 43 vittorie, 6 pareggi e una sconfitta. I magiari conquistarono l’oro olimpico 1952, la Coppa Internazionale 1953 e due storiche vittorie contro l’Inghilterra: 3-6 a Londra e 7-1 a Budapest. L’unica sconfitta accadde nel giorno sbagliato: il 4 luglio 1954. A Berna davanti alla cosiddetta “squadra d’oro” (Aranycsapat) si schierò la Germania Ovest che, al termine di una partita folle, vinse la Coppa Rimet per 3-2. Fu l’inizio della fine per quella generazione di fenomeni ungheresi guidati da Gusztav Sebes: Ferenc Puskas, Gyula Grosics, Nandor Hidegkuti, Zoltan Czibor, Sandor Kocsis, precursori di un calcio totale con il “falso nove” e l’intercambiabilità dei ruoli. E nell’ottobre del 1956, ormai svanito il dolce sogno della nazionale, il Paese trovò la forza di provare a ribellarsi alla dura realtà del dominio dell’Urss.
Luigi BologniniLa squadra spezzata66thand2nd editore, Roma 2016, pp. 158, 17 euro
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