La multiforme storia di Giovanni Vailati

Giovanni Vailati (Crema 1863 - Roma 1909), convittore del San Francesco di Lodi, allievo e assistente di Peano, in seguito assistente di Vito Volterra all’Università di Torino, è stato uno dei maestri dell’epistemologia e dello studio metodologico del primo Novecento. Intellettuale di respiro internazionale, si vedano i carteggi con Brentano, Mach, Croce e le maggiori intelligenze del tempo, l’opera di divulgazione prima, o fra le prime in Italia, di Mach, Duhem, Poincaré, Russell. Ha preferito l’insegnamento medio negli istituti superiori di mezza Italia, in particolare all’Istituto Tecnico «Galilei» di Firenze, alla già allora paludosa carriera universitaria. A Firenze collaborò con il «Leonardo» e fu l’esponente maggiore di quel “pragmatismo” logico, di cultura critica e analisi del linguaggio, in un clima montante di sordità neoidealistiche, i cui frutti sarebbero maturati dopo il secondo conflitto mondiale. Dopo anni di rimozione la sua rivalutazione è dovuta all’alta considerazione di Ludovico Geymonat, Mario Dal Pra, Giulio Preti e nel tempo alle riedizione delle opere - dopo quella degli amici dell’1911- a cura di Rossi Landi (1957) fino ai recenti studi in concomitanza del centenario della morte. Al meritorio lavoro di Mauro De Zan sugli anni di formazione di Vailati si aggiunge ora questo volume di Fabio Minazzi che di Vailati delinea un itinerario critico complessivo della sua multiforme vicenda di recensore e maestro socratico. In questa vicenda Minazzi rileva anche i punti di criticità e le idiosincrasie (nei confronti del kantismo) e di motivi di attualità del pensiero del grande cremasco, innanzi tutto a partire dalle sue concezioni sull’insegnamento superiore.

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