I molti “non” e i “se” di questa raccolta di Gino Cesaretti denunciano una poesia d’intonazione ragionativa, che nella chiarezza del dettato si nutre nella modernità di tradizioni classiche. Questi “se” e “non” sono pure una presa di distanza, un passo indietro per avere una prospettiva più ampia e per rifuggire da facili coinvolgimenti in un “paesaggio” sempre più estraneo e straniante. Non è l’estraneità solo del poeta che ha raggiunto un numero ragguardevole d’anni, ma anche il tenersi a distanza dalla facile frase gnomica, da ciò che sembra inutile ribadire per chi è stato testimone, come giornalista, e ha scritto sull’«Europeo» di Arrigo Benedetti, su «Risorgimento liberale» e sul «Mondo» di Pannunzio. Per tutte le poesie, Giorni: «Non si perde / ma fa sosta / e più matura / quello spirito / che inebria / non chi prende / ma chi dona // così avviene / quando stacchi / nel filare delle viti / ogni grappolo/ di uva/ con il sole di settembre // solo i giorni / non si staccano / ma trascorrono e dileguano / come nubi con il vento.
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Gino Cesaretti, Attese disattese, Manni Editore, San Cesareo (Lecce), pp. 108, 12 euro
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