Hanno 60 anni , ma sembrano scritti ieri questi racconti del danese Villy Sørensen (1929-2001). E bene ha fatto l’editore Del Vecchio a proporli in italiano. Sono infatti un unicum della produzione narrativa contemporanea: per i temi che tratta (filosofici, religiosi, psicologici), ma soprattutto per come li tratta. Attraverso cioè favole-apologo fantastiche e nel segno dell’assurdo , con uno stile che fa dell’ironia la sua cifra principale. La lettura delle otto storie è un’esperienza spiazzante, che dice tutta la visionarietà dell’A. La narrazione salta dalla Palestina di San Gerolamo, fra apparizioni del maligno e miracoli, alla Danimarca rurale, sommersa sotto la neve e governata da un presidente che sembra un dittatore sudamericano. Si sposta quindi in luoghi senza tempo, ora teatro di misteriosi omicidi su cui indaga un improbabile ufficio investigativo, ora arene per la celebrazione di improvvisati matrimoni o surreali contese fra uomini e tigri. Trionfano nonsense e irrazionale, ma si dà l’occasione per scavare sotto la superficie e andare dentro le nevrosi del vivere per provare a scacciarle.
_____
Villy Sørensen, Storie strane (traduzione di Bruno Berni), Del Vecchio, Roma 2014, pp. 240, 15 euro
© RIPRODUZIONE RISERVATA