Le vette di Messner, una sfida a se stessi

In montagna basta poco per essere felici. Parola di Reinhold Messner, alpinista, esploratore, contadino di montagna e autore di diversi libri fra cui, pubblicato di recente da Corbaccio, Parete Ovest. La montagna senza compromessi. Nell’estate del 2004 il formidabile scalatore di Bressanone (il primo al mondo ad aver scalato le quattordici cime che superano gli ottomila metri, tutte senza ossigeno) è tornato ad affrontare la parete Ovest dell’Ortles con due compagni: un’esperienza che sarebbe potuta finire in tragedia e che oggi Messner racconta appunto nel suo nuovo volume. In cui però traccia anche bilanci, parla dei suoi insuccessi, accenna alla decadenza delle pareti alpine ma soprattutto chiarisce il significato dell’alpinismo estremo, dei suoi rischi e pericoli. Messner, quando racconta dei tanti rischi a cui chi arrampica consapevolmente si espone, parla di un rischio che però va inteso come impegno, come un mettersi alla prova, perché il rischio di per sé è una cosa stupida, specialmente se non si è preparati. In montagna ci si va per vivere più intensamente, non per morire: «Il sopravvivere mi ha dato la consapevolezza che la vita è la cosa più grande che possediamo, e finché non è in gioco la vita non sento quanto grande è questa possibilità». L’arrampicare è quindi per lui la realizzazione di se stesso, un’attività primordiale, perché fa sì che ci si confronti intensamente con la mera sopravvivenza. Ciò che conta allora nell’arrampicata è mantenere il controllo, in un gioco sottile e difficile che richiedere ragionamento, capacità motorie, istinto.

____________________________________________

REINHOLD MESSNER, Parete Ovest. La montagna senza compromessi, Corbaccio. Milano 2011, pp. 256, 18,60 euro

© RIPRODUZIONE RISERVATA