Le voci degli angeli persi nella bora

La nascita in una notte di tempesta nel dicembre 1957 a Trieste, la paura della bora, il mistero della scrittura che è anche «perdita della salute e straordinario sacrificio». Susanna Tamaro si guarda da fuori ed entra dentro se stessa nel suo nuovo atteso libro Ogni angelo è tremendo che esce per Bompiani con una prima tiratura di 150mila copie. La scelta di questa casa editrice non è casuale, perché è stata proprio Elisabetta Sgarbi, direttore editoriale della Bompiani, a far risvegliare nella scrittrice tanti ricordi ed emozioni chiedendole una testimonianza su Trieste e il vento.

È nata così un’autobiografia, che forse la Tamaro non avrebbe mai pensato di scrivere, in cui come in un romanzo di formazione l’autrice del bestseller da oltre 15 milioni di copie vendute nel mondo Và dove ti porta il cuore, si mostra in tutta la sua più vera realtà. Dall’ingresso nel mondo, che come tutte le nascite resta un mistero, al fascino che esercitano su di lei i neonati, che come Atlante reggono «pagine e pagine di storie», all’infanzia solitaria, asociale, con due genitori per nulla in armonia, all’insonnia riempita di domande al fratello più grande, la Tamaro ripercorre con coraggio la sua storia e non nasconde le sue paure e fragilità. Uno scavo in cui c’è anche il disagio provato negli ultimi anni per la letteratura e per i cambiamenti nel mondo editoriale, con l’imporsi delle scuole di scrittura verso le quali la Tamaro dichiara apertamente di sentire estraneità perché, nonostante abbia pubblicato venti libri, la scrittura resta per lei «un evento assolutamente misterioso» e ha sempre sentito ogni libro come l’ultimo. A fare da filo conduttore alla storia è il vento, quella bora dalle tante voci che per questo faceva paura alla scrittrice. La Tamaro bambina è una piccola che sente la solitudine, che all’asilo è perduta, in preda al malessere, mentre i primi due anni delle elementari («Gli unici in cui ho imparato qualcosa» dice) con la maestra Soldati sono accompagnati dall’eccitazione e dalla felicità di conoscere, ma tutto svanisce presto con la morte dell’insegnante. Nata in una famiglia anticlericale, parte di una generazione cresciuta con il culto della prima guerra mondiale, nella storia della Tamaro torna spesso l’immagine dei genitori e ogni volta é come una fitta al cuore: la madre, morta a 72 anni, viene raccontata con tenerezza («Accecata dall’amore e dalla giovane età, mia madre non si era accorta di chi aveva davvero accanto»). Meno tenera è la scrittrice con il padre, un uomo colto, correttore di bozze in un noto settimanale, che l’aveva messa in guardia dai giornalisti e aveva fatto un’unica cosa buona: aveva spinto la figlia, appassionata di regia, ad iscriversi al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma. La città eterna «con la sua mollezza tentacolare» diventa un antidoto alla durezza dell’infanzia triestina. Nonostante a 8 anni avesse letto Guerra e pace, Tamaro è sempre stata appassionata di giornalini, da Topolino a Il Monello a «qualsiasi altra forma di narrazione - come racconta lei stessa - il cui testo fosse contenuto in una nuvoletta». Così l’autrice approda nella Roma degli anni Settanta e quando arriva al Centro Sperimentale viene a sapere del rapimento di Moro. Sono anni di confusione, è il periodo del terrorismo e la scrittrice ricorda i lacrimogeni, gli spari, la fuga in un bar il giorno in cui morì Giorgiana Masi a Ponte Garibaldi. Parlando del successo ottenuto con il libro Và dove ti porta il cuore sostiene che, non avendo più replicato un boom di vendite simile, forse nell’ambiente la considerano «una fallita», ma «non ho mai pensato, neppure per un istante, che il fine ultimo della letteratura sia quello di far soldi». Ogni angelo è tremendo è forse il libro più vero della Tamaro e si conclude con un inno alla vita.

SUSANNA TAMARO, Ogni angelo è tremendo Bompiani, Milano 2012, pp. 270, 16,50 euro

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