Torna il maestro del thriller psicologico. Chi ha amato le derive oniriche di Spider – poi trasformate in prodotto cinematografico da David Cronenberg - e ancor di più l’ambientazione neogotica di Follia, difficilmente sarà deluso dall’ultimo romanzo di Patrick McGrath, scrittore inglese che vive a New York. Come nel libro d’esordio protagonista è una donna, Constance, che discende a rapidi passi la china del disagio mentale, divenendo preda di un passato mai conosciuto, tenacemente tenutole nascosto nelle pieghe della fragilità della sorella Iris e nel freddo mutismo del padre Morgan, assistito dalla domestica Mildred, anch’essa enigmatica nel suo ostinato silenzio. È l’amore per il docente universitario Sydney, divenuto marito della giovane, a smuovere gli affetti claustrofobici di una vita familiare bloccata su se stessa. Sydney ben presto si trasforma infatti nel ricettacolo proiettivo delle fantasie e dei presentimenti di Constance relativi al padre, innescando un disperato bisogno di verità che la rende folle e al tempo stesso assetata di vendetta. In McGrath la lucidità della scrittura, a contatto con una materia tanto incandescente, disseziona un dolore che un altro stile non osserverebbe in maniera altrettanto imparziale, evitando con naturalezza i luoghi comuni d’un genere troppo frequentato. Lo stratagemma di affidare ciascun capitolo alternativamente alla voce narrante di Constance e a quella di Sydney permette di seguire il prodursi e il ricomporsi delle crepe di una vita interiore da due diversi punti di vista, quelli di un marito e di una moglie alla ricerca di un rimedio che suturi antiche ferite.
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PATRICK McGRATH, L’estranea, Bompiani editore, Milano 2012, pp. 292, 18.50 euro
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