Gauss è un ragazzetto di dieci anni in una casa popolata solo da figure femminili: la madre (single), la nonna ottuagenaria, la sorellastra. Ha un’amica cara, Azzurra, ma soffre di una malattia rara e non può frequentare la scuola. Gauss odia la quinta elementare e la sua maestra perché ha assegnato un compito alla classe: ricostruire l’albero genealogico della propria famiglia. E che albero può disegnare Gauss, che ignora persino il nome di suo padre? Comincia così un racconto, surreale ma non troppo, della torinese Silvia Tesio, copywriter, sceneggiatrice e già autrice del romanzo per ragazzi Te lo dico in un orecchio. È un romanzo sulla famiglia, sulla ricerca delle proprie origini, sulle relazioni interpersonali che sembra scritto decenni fa: qui le nuove tecnologie, i social network, la connessione virtuale non c’entrano nulla. C’entra piuttosto la passione, tutta infantile, di Gauss per «dire sempre la verità». In una girandola di episodi tragicomici (come l’odiatissima recita scolastica, il colloquio con la preside o il vizietto alcolico della nonna) il lettore viene condotto per mano dall’autrice nel magico mondo dei bambini. Sarà l’inaspettata maternità della sorellastra, la giovane Leonora, ad accelerare il corso della storia: tre generazioni di madri (per scelta, per caso, per adozione) aiuteranno Gauss a crescere, e a diventare un piccolo grande uomo. Questa irriverente e scanzonata commedia sul valore degli affetti umani è costruita tutta in prima persona: il lettore inforca le lenti di Gauss e impara a vedere a modo suo il mondo.
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