Una raccolta di rime sparse, Alle nostre deboli tracce, composte tra il 1990 e il 2012 da Alberto Valli Fassi, che appaiono come un serrato e ossessivo contrappunto fra dolcissime, tragiche evocazioni in eterno bilico tra la vita e la morte. Un registro di vita, che tiene conto delle gioie e dei dolori quotidiani, dalle sconfitte alle piccole vittorie, tra disperazione e speranza. Definito nella bella prefazione di Paolo Lagazzi una sorta di atlante di un vastissimo paese di ombre, un rosario di lacrime troppo copiose per essere sparse. Ma nello scorrere il libro ci accorgiamo che il suo panorama muta di continuo, in un inno velenoso al dolore. Una sorta di triste omaggio moderno a Baudelaire, per cui la bellezza si nutre sempre di male, morte, colpe, corruzione e delirio, come nelle pagine di questo lavoro.
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Alberto Valli Fassi, Alle nostre deboli tracceArchinto Editore, Milano 2014, pp. 377, 25 euro
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