Mafai: la saga artistica di una famiglia “straordinaria”

È difficile immaginare una storia familiare più articolata, affascinante e complessa da tutti i punti di vista di quella a cui ha dato vita la coppia Raphael-Mafai. Ora la racconta Giulia Mafai, la più piccola delle tre figlie - dopo Miriam e Simona - in un libro splendido, La ragazza con il violino, e va dato merito a Skira di averlo pubblicato in una edizione ricca anche di corredo fotografico. Al centro del racconto la figura della madre, Antonietta Raphael, nata nel 1895 in un piccolo paese della Russia, nel quartiere ghetto di Ekaterinoslav, dove tutti erano piccoli e neri tranne lei, diafana e dai ricci capelli ramati. Una originalità che manterrà anche nella fuga a Londra con la madre, dopo la morte del padre nel 1905. Qui vive nell’assoluta povertà dettata dall’ostilità dei tanti fratelli: ma scopre l’arte, che all’inizio sarà quella del violino nonostante la frequentazione con il grande scultore Jacob Epstein. Poi un nuovo lutto, la morte di Kaja,

l’amata madre, porta Antonietta a partire alla scoperta dell’Europa. È il 1924 e andrà a Parigi e poi a Roma, dove quasi casualmente frequenterà l’Accademia di belle arti e conoscerà Mario Mafai, allora inseparabile amico di Scipione.Inizia qui la grande avventura di una coppia, amanti e artisti dal talento unico, alla quale le tre figlie faranno da corollario ma consapevoli di essere co-protagoniste di una vicenda umana ed artistica senza confronto. Una storia che Giulia narra quasi non avesse mai abbandonato lo sguardo dell’infanzia e dello stupore di fronte a un dramma del tutto unico. Lei ultima figlia meno brava delle altre a scuola, meno interessata alla politica, ma dedita alla madre fino all’ultimo giorno nella casona sul Lago di Vico. Una famiglia con tre figlie nate da una coppia di fatto, con la madre di sette anni più grande del padre, il tutto senza radici, senza grandi mezzi economici e che pure fa parte del tessuto stesso della cultura italiana più importante dell’epoca, quella Fascista, coltivando il più totale anticonformismo.Antonietta e Mario, vivono gli anni felici del grande amore nell’appartamento di Via Cavour in cui oltre all’amico Scipione, passano Colla, Sinisgalli, De Libero, e molti altri. Ma appena nasce la terza figlia fuggono a Parigi, lasciando le bambine con la madre di Mario, che le sistema in uno scantinato del suo albergo a piazza Indipendenza e le nutre di brodino e frittata. La Parigi degli anni Trenta non è quella che aveva conosciuto Antonietta e dopo quattro anni gli stenti li costringono al ritorno. Loro si amano, litigano e soprattutto sono presi dall’arte. Mafai nel 1935 espone alla Quadriennale con una personale dove spiccano il Ritratto di Antonietta, il Modello nello studio, il Nudo sul divano rosso, oggi alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma. Le leggi razziali li costringono alla fuga a Genova, dove Raphael si esprime al meglio con le grandi sculture. Poi arriva la guerra e per i Mafai ci sarà la scoperta della politica: lui disegnerà la prima testata de «l’Unità» e le figlie più grandi che nella militanza troveranno la loro passione.Infine il ritorno nella Roma post-bellica tra le difficoltà di una coppia oramai giunta al capolinea, ma capace di catalizzare l’amicizia di personalità come Guttuso, Capogrossi, Afro, Cagli, Purificato e dei più giovani Turcato, Vedova, Rotella. Il poeta Sbarbaro che dava ripetizioni di latino alle ragazze, le visite di Montale, fino a Elsa Morante che piangeva sulla spalla di Antonietta, per le sue liti con Moravia. Un libro straordinario, per una lettura che insegna molto, affascina e trascina._____

Giulia Mafai, La ragazza con il violino, Skira editore, Milano 2012, pp. 187, 18,50 euro

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