Pietre fiorite di versi per la raccolta di Prete

Un giorno o l’altro bisognerebbe indagare una linea carsica della poesia italiana: quella creata, organizzata e promossa da professori e critici. La figura del critico-poeta non è nuova, anche se gli esempi maggiori, spesso a rovescio, vanno da Carducci, a Pascoli fin su a Edoardo Sanguineti che invero ha intersecato in più punti, anche confondendo i ruoli, le due “professioni”. Tra costoro c’è Antonio Prete, specialista di Leopardi, traduttore di Baudelaire e poeta, che licenza per Donzelli la sua seconda silloge dopo Menhir del 2007. C’è il barocco leccese, spunta qui e lì il surrealismo di riporto di un misconosciuto Vittorio Bodini, ma il filtro di Prete è il realismo inatteso di matrice baudelariana a far capolino nello scarto delle descrizioni e metafore. La sorpresa finale è affidata a un testo in dialetto della zona di Copertino, paese natìo della madre del poeta e a lei dedicato.

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A. PRETE, Se la pietra fiorisce, Donzelli editore, Roma 2012, pp.118, euro 15

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