Quei “Giorni selvaggi” sulla cresta dell’onda

È autobiografica e spumeggiante questa vita vissuta sulle cresta delle onde in un vero inno d’amore nei confronti del surf, lo sport a cui William Finnegan ha consacrato tutto se stesso nel corso dei decenni. Da quando aveva tredici anni, ma ancora da prima, da quando bambino vedeva i surfisti danzare sulle onde della natia California e andò a vivere ai piedi del cratere di Diamond Head nelle Hawaii, per poi trasformare la sua passione in una devozione assoluta verso il “dio degli oceani”. Inizia così la sua lunga circumnavigazione del globo alla ricerca dell’eterna estate e dell’onda perfetta. Guam, Samoa, Tonga, le isole Figi, tutti i sogni proibiti di ogni surfista degno di questo nome non sono sfuggiti alla sua caccia in compagnia del fido amico e compagno d’avventura Bryan, che fa surf «come se non ci fosse un domani». Scritto nell’arco di vent’anni, Giorni selvaggi non è solo un diario di viaggio, ma soprattutto, il resoconto di una ossessione da cui sprigiona in ogni pagina il terribile splendore del surf.

William FinneganGiorni selvaggi. Una vita sulle onde66tha2nd, Roma 2016, pp. 496, 25 euro

© RIPRODUZIONE RISERVATA