“Scacco allo Zar” davanti ai faraglioni

L a sua fotografia è stata un’icona come quella di Carlo Marx e ha occupato le pareti di tutte le sezioni, anche di quelle piccolissime. I suoi libri letti dagli intellettuali a Parigi, a Londra, a Berlino ma anche dai “campesinos” sud-americani, dagli operai delle città europee, dai guerriglieri nella giungla del sud-est asiatico e dell’Africa. In pochi sanno, però, che Vladimir Il’ic Ul’janov, meglio conosciuto come Lenin, leader della frazione bolscevica del Partito socialdemocratico e di fatto fondatore dell’Unione Sovietica, ha soggiornato per due periodi a Capri, già all’epoca conosciuta come la “Perla del Mediterraneo”. Ospite dello scrittore Maksim Gor’kij, l’autore della Madre e di tanti altri capolavori della letteratura, Lenin arrivò a Capri la prima volta il 23 aprile 1908 e la seconda nel giugno del 1910. Gennaro Sangiuliano nel saggio Scacco allo Zar descrive i soggiorni del capo dei comunisti a Capri, i suoi incontri con gli esuli russi, le discussioni in piazzetta e le partite a scacchi nelle magnifiche residenze di Gor’kij, la pesca con gli isolani ma anche i contatti con l’aristocrazia militare tedesca, portata in vacanza dai Krupp, eredi di Friedrich Alfred Krupp, il potente industriale suicidatosi dopo essere stato travolto da uno scandalo sessuale ed essere stato accusato dalla stampa di rapporti omosessuali con i ragazzi capresi. Lenin arrivò a Capri su invito dell’amico

Gor’kij, ufficialmente per un periodo di riposo dopo le tensioni del congresso di Londra, dove aveva fissato la sua egemonia e quella dei bolscevichi sui menscevichi. Scopo della vacanza caprese, però, era un’altra: affrontare questioni cruciali che dovevano essere risolte proprio a Capri, dove risiedeva Aleksandr Bogdanov, coltissimo e stimatissimo intellettuale che minacciava la leadership di Lenin nel partito. Secondo Bogdanov le masse russe non si esaltavano alle teorie economico-politiche del marxismo ortodosso e per fare scoccare la rivoluzione era necessario sostituire l’utopia di marca scientista con un’altra che avesse come obiettivo la “costruzione di Dio”. Una concezione del divino lontana da quella del cristianesimo: invece del Dio cristiano, il partito-Dio. Contro queste teorie, Lenin scrisse il libro Materialismo ed empiriocriticismo. La seconda visita a Capri avvenne dopo molte insistenze di Gor’kij, che sull’isola aveva organizzato con Bogdanov una scuola per gli operai russi. La nuova vacanza di Lenin, che aveva bollato i “capresi” come frazionisti, servì forse a dimostrare che, nonostante la scomunica della cricca lui rimaneva amico dello scrittore. Con il futuro capo della Rivoluzione arrivò anche Iosif Vissarionovic Dzugasvili che, qualche anno dopo, si farà chiamare Iosif Stalin. Una presenza che doveva servire a chiarire agli intellettuali della scuola di Capri che non sarebbero state tollerate eresie, nonché da un una spinosa questione economica da risolvere, legata alla divisione fra le varie fazioni dei proventi delle rapine organizzate proprio da Stalin: somme ingenti che avevano garantito agiatezza ai capi bolscevichi e il controllo politico del partito. Ma c’é di più: proprio sull’isola potrebbero essere iniziati quei contatti fra tedeschi e bolscevichi che sfoceranno nei finanziamenti dello stato maggiore prussiano a Lenin e soprattutto nell’operazione del trasferimento segreto in Russia con un treno piombato per far scoccare la Rivoluzione. A Capri, proprio in quel periodo, infatti, soggiornava dai Krupp anche il futuro feldmaresciallo Paul von Hindenburg. I primi contatti tra bolscevichi e tedeschi, grazie all’intermediazione di Parvus, un personaggio da “spy story” potrebbero essere iniziati proprio tra la villa di Tiberio, i Giardini di Augusto, villa Krupp, villa Spinola, la piazzetta con uno sguardo ai faraglioni.

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GENNARO SANGIULIANO, Scacco allo Zar, Mondadori, Milano 2012, pp. 154, 18.50 euro

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