Forse per molti potrà essere un dono legato alla trascendenza del divino o, al contrario, qualcosa di rigido e superato: ma la perseveranza è semplicemente, e oggi più che mai, una virtù. Un sostantivo dal sapore antico, quasi scomparso dall’uso corrente, che tuttavia è solo apparentemente slegato da un mondo contemporaneo così orientato alle parole di «innovazione» e «flessibilità». Lo spiega con chiarezza Salvatore Natoli, offrendo un compendio, al tempo stesso colto e pratico, sulla storia di questa parola e sui suoi molteplici rimandi alla vita quotidiana. Natoli prende in rassegna tutto ciò che con il perseverare ha a che fare, mostrandone analogie e differenze sostanziali: se la perseveranza è il «laboratorio sperimentale della speranza», è perché l’uomo che riesce a praticarla ha una salda identità, e trova una soluzione ai problemi senza arretrare di fronte a essi. In questo senso è dunque una virtù che supera la «passività» della speranza, traducendola in atti concreti. Antidoto al «provvisorio» e nemico giurato dell’accidia «che blocca il dinamismo dell’azione».
Salvatore NatoliPerseveranzaIl Mulino edizioni, Bologna 2014pp. 14412 euro
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