Il sogno dell’Himalaya, il desiderio di arrivare a toccare il cielo con un dito e raggiungere il tetto del mondo, la vetta delle vette. In un lungo racconto personale Simone Moro - specialista nella salita degli 8000 metri in inverno - ripercorre un ventennio di spedizioni sulla catena montuosa asiatica: anni di soddisfazioni e obiettivi raggiunti, ma anche di difficoltà e rinunce, di profondi dolori e grandi perdite. Un destino da alpinista, il suo, raggiunto attraverso un lungo viaggio di avvicinamento, da quando a 13 anni cominciò ad arrampicare sulle sue Alpi bergamasche, per arrivare a una delle imprese più ambite da tutti i grandi protagonisti della montagna. «L’Everest è una metafora della vita - scrive-. Il suo nome è conosciuto e identificato da troppa gente solo come un ammasso di roccia e ghiaccio alto quasi 9000 metri, mentre in realtà è la somma di tutti noi e di tutte le nostre aspettative, i progetti di vita, gli ideali e le utopie». L’Everest insomma non solo come vetta, ma ragione per cui vale la pena crescere e camminare dal campo base alla cima.
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Simone Moro, Everest. In vetta a un sogno, Rizzoli editore, Milano 2013, pp. 336, 35 euro
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