I versi di questa raccolta di brevi liriche ed epigrammi si sviluppano in un’estrema brevità e concisione, assediati dal silenzio. Briciole di poesia di buona fattura, con un rapporto simbiotico col religioso, che tanto più traspare quanto chi scrive sembra volerlo sospendere nella concentrazione dell’io lirico. In tal senso si ritrovano in questa brevità tanti topoi e stilemi della nostra tradizione millenaria. Non a caso l’autore ha più di una frequentazione con i classici e con i testi biblici. Proprio per questo è una poesia sempre sul limite del dissolversi e della nullificazione, anche quando attraversa momenti di intenso slancio vitale. La dimensione del distacco e talora dell’estraniazione dal pieno vitale è sempre presente, ma questo non ne muta il luogo: «Ispirazione è credere / che questi segni lividi / siano davvero qualcosa», recita uno di questi testi e questo già dice molto. Ed un altro: «Solo tra tanta vita: / contento di quel poco di poesia / che gli è venuta accanto».
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Alfonso Michele Lotito, La mandorla acerba, La Vita Felice, Milano 2014, pp. 94, 12 euro
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