Un tuffo nella magia dell’essere bambini

Bambini lo siamo stati tutti. Molti però se lo sono dimenticati. O se ne vergognano. Quasi fosse una malattia o una sindrome. Tanto che per qualcuno ne esiste davvero una, quella di Peter Pan. Non lo ha scordato Carlo Verdelli, giornalista 56enne, ex direttore di «Sette», «Vanity Fair» e alla «Gazzetta dello Sport», ora vice presidente esecutivo editoriale per Condè Nast e firma di Repubblica. Che, nel suo I sogni belli non si ricordano si tuffa con poesia nel tempo dell’infanzia, tradotta in 33 micro storie. Immediato, come il linguaggio dei bambini, pieno di meraviglia e di magia, il libro è un viaggio nei primi passi di quel percorso comune a tutti gli essere umani, ovvero la nascita e l’infanzia. Per tracciare scoperte e dolori, raccontare l’amore e l’amicizia, il lutto e il senso della vita, visti con gli occhi puri di chi ha tutta la vita davanti e uno zaino di domande sempre appresso. Un universo popolato di fantasia e di angeli custodi, fatto di avventure nei campi - quando ancora i bambini potevano permettersi di sperimentare da soli la vita - e di struggente malinconia.

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Carlo Verdelli, I sogni belli non si ricordanoGarzanti, Milano 2014, pp. 299, 14.90 euro

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