Uno chalet svizzero per scordare la guerra

Ogni autunno la Bollati Boringhieri propone una nuova traduzione di un’opera di Elizabeth von Arnim (nome vero Mary Annette Beauchamp), che pian piano sta diventando un autrice di culto, riscoperta dopo un secolo, da quando era autrice di best seller nei primi del Novecento e si firmava solo con un comune nome di battesimo quale pseudonimo, a cui aggiunse il cognome del marito, il conte tedesco August von Arnim. Ma dopo 18 anni vissuti in Pomerania, rimasta vedova, la sua vita divenne assai piena: tornò nella sua Inghilterra, dove divenne l’amante di Wells, che nell’autobiografia la descrisse come «la donna più intelligente della sua epoca», quindi sposò Francis Russell, fratello di Bertrand. Visse tra Inghilterra, Svizzera, Francia e morì negli Stati Uniti nel 1941, a 75 anni. Un’autrice quindi da rileggere con attenzione per conoscere senza veli la buona società a cavallo tra ’800 e ’900, avvicinata con occhi ironici che ne rivelano paradossi e assurdità, con momenti anche comici, ma capaci di cogliere i moti meno superficiali dell’animo dei suoi personaggi, che anche nei momenti tragici trovano sollievo nella natura, nella cura del giardino, nei paesaggi, una leva per risollevarsi. Accade anche in questo ultimo romanzo, Uno chalet tutto per me, scritto in forma di diario e ricco di una serie di riflessioni sull’importanza del preservare la vita e sull’insensatezza della guerra: protagonista è una donna, anche lei di nome Elizabeth, profondamente oppressa e intristita dagli orrori della guerra, che si rifugia nel suo chalet svizzero.

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ELIZABETH VON ARNIM, Uno chalet tutto per me, Bollati Boringhieri, Torino 2012, pp. 206, 16,50 euro

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