Non si sono ancora spenti gli ultimi echi del centocinquantesimo anniversario dell’unità nazionale che ecco apparire sugli scaffali delle nostre librerie un testo controcorrente, che rivaluta una delle dinastie più bistrattate del nostro Risorgimento: i Borbone di Napoli e Sicilia. In punta di penna Gianni Oliva ripercorre le vicende di una dinastia cancellata dalla storia, coi suoi sovrani ridotti a nulla più che delle macchiette crudeli o, nelle migliori delle ipotesi, a dei veri buffoni degenerati dominati da passioni selvagge e sfrenate, posta in un angolo da schiere di agiografi di casa Savoia che nei decenni successivi l’unità ne fecero scempio per giustificare l’ascesa dei torinesi. Il quadro che ne emerge è quello di un regno tutt’altro che arretrato, dotato di leggi e ordinamenti per nulla inferiori a quelli piemontesi.
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G. OLIVA, Un regno che è stato grande, Mondadori, Milano 2012, pp. 277, 17 euro
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