A Lodi l’addio a don Galmozzi

Si svolgeranno oggi, venerdì 14 settembre, a Lodi (e non a Cervignano come indicato in un primo tempo, i funerali di monsignor Gianmario Galmozzi, spentosi mercoledì 12 settembre all’hospice di Casale dove era ricoverato da una settimana.

È di sabato 1 settembre l’ultimo articolo di monsignor Gianmario Galmozzi su “Il Cittadino”. Si era occupato delle «Celebrazioni a Miradolo per la natività di Maria», e l’argomento delle festività locali e delle tradizioni era caro a don Gianmario, membro del capitolo della catedrale, cappellano del cimitero Maggiore di Lodi e giornalista pubblicista, che collaborava con il nostro giornale e con “Avvenire” ed era autore di testi come «Nostalgia di tradizioni in Val Padana» (1988), «Natale e i mesi dell’anno: poesie» (1991), «Suggestioni e nostalgie» (1994) e «Sogno e realtà del Natale» (2003).

«Aveva subìto un’operazione dopo che gli era stata diagnostica la malattia, nei primi mesi dello scorso anno», ricorda il fratello Gustavo. «Era giornalista pubblicista da subito, tra i primissimi, e all’epoca era andato a Bergamo a frequentare il corso per giornalismo. Era entrato in seminario a 11 anni, aveva frequentato lì le tre medie, gli anni del ginnasio e della teologia, ed era anche Canonico del Duomo».

Monsignor Gianmario Galmozzi era nato infatti a Cervignano il 15 maggio 1939 ed era stato ordinato sacerdote il 23 giugno 1963. Appena presbitero, era stato collaboratore a Maiano, poi vice parroco alla parrocchia della Fontana nel 1964, nel 1966 era arrivato a Quartiano e nel 1977 a Orio Litta. Nel 1981 era stato nominato aiuto cappellano al cimitero Maggiore di Lodi e aveva collaborato più strettamente con la redazione de “Il Cittadino” dal 1984 al 1989, quand’era ancora settimanale. Per ben ventisei anni, dal 1980 al 2006, è stato mansionario nel Capitolo della Cattedrale, nel 2006 è stato nominato canonico. Era molto conosciuto anche per il suo ministero di Cappellano del Cimitero Maggiore.

«Passava dentro qualche volta in parrocchia per salutare, col suo modo di fare caratteristico», ricorda monsignor Angelo Pavesi, parroco di San Gualtero, nella cui parrocchia è ascritta la Rettoria del cimitero Maggiore. «Era punto di riferimento per la messa al cimitero, che è frequentata da un gruppetto stabile di donne».

Di monsignor Galmozzi ci si ricorda anche perché, pur avendo la patente automobilistica, lo si poteva vedere percorrere a piedi viale Milano per tornare in centro città: ma questa apparente “impossibilità” si trasformava in una bella occasione di incontri e di conoscenza con le persone che si fermavano per salutarlo e dargli un passaggio.

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