A Lodi una montagna di pignoramenti
Oltre 640 case all’asta, calano quelle aggiudicate
n È quasi triplicato negli ultimi cinque anni il numero di case mandate all’asta dal tribunale di Lodi: si è passati dalle 259 iscrizioni di pignoramento immobiliare del 2006 alle 641 del 2010, con un costante aumento al quale però non corrisponde un incremento del numero di immobili aggiudicati, che, anzi, sono scesi dai 134 dell’anno 2006 ai 97 dello scorso anno. Numeri che fotografano la crisi ma che, in una parzialissima analisi, lasciano anche un segno non negativo: quello del numero di immobili pignorati a metà febbraio: 73 nel 2010, 73 anche quest’anno, alla stessa data.
«La tendenza vera del 2011, però, si vedrà come sempre in estate – spiega Barbara Tarno, dirigente della cancelleria per le esecuzioni immobiliari del tribunale di Lodi-: le banche chiudono le “semestrali” e fanno pulizia dei crediti difficilmente esigibili, avviando il pignoramento di molti immobili in poche settimane».
Gli immobili pignorati sono quasi tutti residenziali, poche le sedi di attività commerciali, rarissimi i terreni, e, anche se finiscono ugualmente all’asta, provengono da vicende diverse rispetto agli immobili delle procedure fallimentari. Altri numeri, anch’essi in aumento, che si potrebbero aggiungere a questa statistica come termometro della crisi economica.
La maggior parte delle case che finiscono all’asta rappresentano invece l’epilogo di un mutuo che non viene onorato, «e sempre più spesso sono case che appartenevano a famiglie di stranieri – constata la dirigente -. Uno dei coniugi perde il lavoro, i soldi non bastano per le rate e la famiglia deve lasciare l’abitazione. A volte l’ufficiale giudiziario la trova già vuota, chiusa a chiave: i proprietari sono andati altrove, forse tornati nella loro patria». Ma aumentano anche i casi di appartamenti che vanno all’asta perché il condominio di cui fanno parte esige rate arretrate: «Il primo passo è la notifica del decreto ingiuntivo. E il debitore può pagare, oppure impugnarlo entro 40 giorni. Poi arriva il precetto, che intima di pagare entro un termine molto breve, e infine scatta il pignoramento. Che comporta delle spese: 228 euro di iscrizione, qualche migliaio per la visura ipocatastale dell’immobile, poi la perizia tecnica di valutazione: tutti a carico del debitore. Che magari per 1.500 euro se ne ritrova poi moltissimi di più sulle spalle. Molto meglio affrontare le proprie responsabilità: chiedere una conversione del debito, aprire un finanziamento in banca, rinegoziare il mutuo – consiglia la dottoressa Tarno -. Stracciare le cartoline di notifica non serve a nulla: i procedimenti vanno avanti».
Anche se nella quasi totalità dei casi sono le banche a chiedere l’esecuzione mobiliare, per poter rientrare del prestito con i ricavati dell’asta, un immobile può venir pignorato su richiesta di qualsiasi creditore del proprietario. Succede, tipicamente, agli imprenditori o a chi causa un danno per il quale non è assicurato.
A causa dell’aumento del numero di immobili all’asta e del rallentamento delle vendite, conseguenza anche della stretta sui mutui (che anche chi compera all’asta quasi sempre assume) al momento sono più di 1.100 le unità che il tribunale di Lodi deve mettere all’asta. Gli annunci pubblicati nei giorni scorsi dal tribunale sommano un valore complessivo di base di tre milioni di euro.
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