Accerchiato e poi rapinato, paura per un 31enne lodigiano in stazione Centrale a Milano

Lorenzo Dell’Uva, psicologo con studio nella metropoli, scrive al sindaco Sala: «Qui ormai è una giungla»

L’amarezza è la rabbia non hanno ancora abbandonato del tutto Lorenzo Dell’Uva, 31enne lodigiano, mentre racconta dell’episodio di cui è stato protagonista due giorni fa davanti alla stazione Centrale di Milano. Accerchiato da quattro persone, il giovane, che peraltro ha l’invalidità civile, è stato rapinato da quattro persone che gli hanno sottratto una collanina d’oro.

«Stavo tornando dal lavoro - racconta Dell’Uva -. Sono psicologo e ho uno studio a Milano nei pressi della Centrale, e mentre mi dirigevo verso la stazione sono stato circondato da quattro persone di origine nordafricana, uno aveva una birra in mano. Io sono alto un metro e 75, due di loro erano alti venti centimetri più di me. Mi hanno tirato un calcio proprio sulla cavigliera che mi aiuta a camminare per via della mia neuropatia, e fortunatamente sono rimasto in piedi. Non ho reagito, ovviamente, temendo che potessero farmi del male. Uno mi ha messo la mano sulla spalla per bloccarmi e mi ha sottratto la collanina d’oro: non sarà un grande valore economico, ma aveva un grande valore affettivo, visto che era il ricordo del Battesimo che portavo sempre con me. Quando, poco dopo, i quattro sono andati via, sinceramente volevo soltanto tornare a casa, non ho pensato a nulla. Sono salito sul treno e mi sono reso conto che ancora tremavo da quanto ero scosso».

A due giorni di distanza, Dell’Uva fa una riflessione a mente fredda su quanto accaduto: «Io sono invalido all’ottanta per cento, potrei andare a lavorare in macchina, ma ho scelto di usare il treno e da anni faccio il pendolare. Questo episodio mi ha infastidito perché non voglio pensare che una persona come me non possa sentirsi sicura a girare per strada in pieno giorno». Poche ore fa, ha anche affidato uno sfogo a Facebook, rivolgendosi direttamente al sindaco Beppe Sala per chiedere più sicurezza: «Una persona non può vivere nella paura per poter portare a casa il suo stipendio, frutto di anni di impegno e sacrifici - scrive al primo cittadino della metropoli - . Mi appello alla vostra autorità e sensibilità attraverso questo canale affinché si dia più attenzione alla sicurezza del cittadino, soprattutto nella zona sopra menzionata».

«Mi sono fatto il mazzo all’Università - racconta al Cittadino -, ho trovato questo studio a Milano dove lavoro da anni. Non voglio arrendermi alla paura. Sinceramente, però, vedo che nonostante i proclami questa città è peggiorata negli anni, e la zona della Centrale soprattutto è una vera e propria giungla. Ci sono persone che bivaccano ovunque, che vendono droga a pochi passi dai pendolari che vanno e vengono per prendere il treno, e spesso la polizia non può fare controlli adeguati e ha le mani legate. Non sono mai stato contro l’immigrazione, anzi, ma ora capisco chi ha paura, perché queste persone che stazionano in Centrale purtroppo sono persone che arrivano senza nulla, e non hanno alcuna opportunità».

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