Al Vegio crolla l’ultima speranza

Divorato dal troppo lavoro. Luigi Chini, classe 1954, collaboratore del preside al Maffeo Vegio e professore di storia dell’arte, è ricordato da tutti i docenti come un collega preciso, perfetto, che diceva sempre sì a tutti e portava sulle spalle il peso del mondo. Non senza fatica: troppe lezioni da preparare, troppi incarichi da sopportare. Si alzava alle 5 della mattina e andava a letto a notte fonda per non mancare mai in nulla. Ligio al suo dovere fino in fondo. Oltre 2mila persone hanno affidato a facebook le loro emozioni. La sua collega Danila Baldo, per esempio, ha pubblicato la canzone di De Andrè, scritta per il suicidio di Luigi Tenco “Preghiera in gennaio”. «Questo brano ci unisce - commenta la collega -: lui religioso, io non più. Tutti e due ci riconoscevamo credenti nell’amore infinito del Dio del vangelo di Giovanni. In questa canzone è spiegato perchè lui, così religioso, abbia compiuto un gesto del genere. Dio lo accoglierà in Paradiso».

Docenti e ragazzi, fino all’ultimo non hanno smesso di sperare che Chini non fosse morto, ma semplicemente scappato, nonostante il ritrovamento della macchina e delle chiavi di casa sul ponte del Po. «Ho sperato che avesse deciso di andarsene - commenta Annalisa Degradi -. Chini voleva fare sempre tutto al meglio e questo alla fine gli pesava. Per questo speravo avesse deciso di cambiare vita». «Sono 10 giorni che non penso ad altro - commenta il collega di tedesco Claudio Brigliano -. Era sempre disponibile, un uomo amato da tutti. Ci sentiamo orfani, pieni di nostalgia, ma anche vuoti, per non aver saputo aiutarlo. Sarà difficile anche nella quotidianità trovare qualcuno che riesca a sostituirlo con tutto quello che faceva. Ce ne accorgeremo». Per Norma Tonoli, esponente della segreteria didattica, Chini era «un grande insegnante di vita oltre che di scuola». Secondo il preside Salvatore Pignanelli, «in questo momento non c’è da far altro che pregare per lui e la famiglia. Nessuno - dice - si aspettava un gesto così da parte sua, non sappiamo darci una spiegazione». La docente Laura Coci giudica questo un momento di «rispetto per la scelta e il dolore provocato, ma anche di raccoglimento perché il professore possa trovare la pace che non aveva e che lo ha portato a tanto». Chini, per tutti “Gino”, era una persona «che amava molto, forse troppo il suo lavoro, preparata, rigorosa, competente e altamente affidabile. Ci rivolgevamo a lui sempre come a una certezza - dice -. Era però una persona molto riservata, che sfuggiva ai riflettori». «Forse - aggiunge il docente di educazione fisica Enzo Sacco - non si è neanche reso conto di quanta stima e affetto riusciva a provocare negli altri. Dobbiamo condividere con la famiglia, che è esemplare, questo dolore». Annaelisa Griffini, presidente del consiglio d’istituto, mamma di 3 sue alunne, non ha dubbi: «Era una figura carismatica per tutti gli studenti della scuola - dice -. Con il suo senso del dovere, efficienza, competenza e disponibilità all’ascolto dei problemi dei giovani, ha trasmesso loro dei valori, lasciando una traccia indelebile della sua presenza all’interno della scuola». Il sindaco di Sant’Angelo Domenico Crespi è addolorato perché «non si è riuscito a far niente per evitare quello che è successo. Sono molto vicino alla famiglia», dice. A Sant’Angelo, quelli con i capelli grigi lo ricordano come il fioeul de Carletu de Peder. Peder, infatti, era il nonno oste e Carletu il papà, titolare di una salumeria sulla via principale del paese. Tutta la comunità natale di Sant’Angelo, ma anche la parrocchia di Camporinaldo dove Chini era molto attivo, piangono la sua scomparsa. “Sii solo e sarai tutto tuo”, aveva scritto Chini ragazzo sul diario citando Leonardo Da Vinci. Allora era ignaro del futuro che avrebbe avuto la sua storia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA