Alimentari misti a rifiuti sparsi nei campi: sequestro da 3,9 milioni di euro a due aziende agricole tra Pieve, Villanova e Marudo. Guarda il video
Cinque indagati, operazione congiunta di carabinieri e guardia di finanza, ipotesi di frode al Gse e gravi reati ambientali con ricavi illeciti per 17 milioni. «Scarti misti a plastica venivano dati anche da mangiare ai maiali»
I carabinieri del Comando tutela agroalimentare di Lodi hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale di Milano a carico di due società con sede a Pieve Fissiraga e a Villanova del Sillaro, su richiesta della Dda di Milano. Il provvedimento si fonda sull’attività investigativa dei carabinieri del Reparto tutela agroalimentare di Parma e sui successivi approfondimenti del personale della guardia di finanza di Lodi, che permettevano di evidenziare come i titolari delle società predette, attraverso plurime condotte delittuose, conseguivano indebitamente contributi pubblici per 3.937.029 dal Gestore dei servizi energetici, gestendo impropriamente alimenti scaduti prima per produrre biogas e quindi smaltendoli nei campi senza averli depurati da plastica, alluminio e altri materiali di imballaggio che erano stati sminuzzati all’interno della massa organica destinata alla fermentazione nei digestori. Secondo l’accusa tutto questo materiale finiva anche nei campi, usato come "concime” da altri agricoltori.
L’attività investigativa dei carabinieri del Rac di Parma, con personale dell’Arpa di Lodi e del Distretto veterinario Alto Lodigiano, avviata nel 2018, ha rivelato che, presso gli allevamenti gestiti dalle società indagate, ai suini venivano somministrati rifiuti dell’industria alimentare e lattiero casearia difformemente dal disciplinare di produzione delle Dop di Parma e San Daniele. L’autorità giudiziaria di Lodi, pertanto, nel mese di novembre 2018 aveva disposto sul territorio nazionale il sequestro preventivo di 8.500 prosciutti in fase di stagionatura, con successivo declassamento a prosciutto nazionale. I titolari delle aziende in questione venivano altresì denunciati anche per la realizzazione abusiva di un’area di stoccaggio, dove erano depositate 75 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi.
Si accertava inoltre che nelle annate agrarie 2018 e 2019, presso le due aziende sotto indagine, oltre ai rifiuti già rinvenuti nel corso delle ispezioni, venivano trattate 3.624 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi, ritirati dall’industria alimentare, utilizzandoli illecitamente negli impianti di biogas per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile. I rifiuti, al termine del processo di produzione dell’energia, venivano utilizzati impropriamente come concime organico, con spandimento sia sulle superfici delle società indagate sia su quelle di altre 15 aziende agricole delle province di Lodi, Pavia e Milano, che si ritengono inconsapevoli della reale natura dei prodotti ricevuti. Le minuziose ispezioni in campo facevano emergere la presenza nei terreni di metalli, plastiche ed altro materiale derivanti dallo sversamento del rifiuto residuo (cosiddetto “digestato”) invede di concime esclusivamente organico.
Questi comportamenti ritenuti illeciti dagli inquirenti avrebbero permesso agli indagati di realizzare ingiusti profitti per complessivi 17 milioni e133mila euro, derivanti dall’’indebito conseguimento di erogazioni pubbliche dal Gestore Servizi Energetici nazionale (GSE) per 8,4 milioni connessi alla vendita di energia prodotta da fonti di energia rinnovabili che si ritiene non avessero i requisiti di legge, e un indebito risparmio derivante dall’omesso smaltimento regolare dei rifiuti speciali, che avrebbero dovuto pagare attraverso il ricorso ad aziende del settore, pari a 8,6 milioni di euro.
Le verifiche svolte dal Comando provinciale della Guardia di finanza di Lodi permettevano di supportare ulteriormente le indagini dei carabinieri, sia con specifici accertamenti condotti presso il Gse sia con specifiche indagini patrimoniali disposte dalla Dda di Milano .
Le risultanze investigative acquisite ponevano il Pm della Dda in condizione di avanzare al Gip del Tribunale di Milano la richiesta di provvedimenti a carico delle aziende in capo agli indagati, e veniva quindi disposto il sequestro preventivo per 3,9 milioni di euro. L’esecuzione del provvedimento, eseguito congiuntamente dai carabinieri del Comando tutela agroalimentare e dal personale della Guardia di finanza di Lodi, si concludeva con il sequestro della somma di 1,2 milioni di euro sui conti correnti intestati alle società indagate e ai loro titolari, nonché di beni immobili fino alla concorrenza dell’importo da sequestrare a Marudo e a Villanova del Sillaro. I tre amministratori delle aziende risultano legati da vincoli di parentela e sono indagati anche due tecnici operanti per conto delle imprese, per ipotesi di responsabilità a vario titolo nei reati di “attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti”, di competenza della Direzione antimafia, e di “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche”, mentre sul conto delle due aziende è stata ravvisata la “Responsabilità amministrativa dell’ente da reato” in relazione al delitto ambientale, a norma del D.Lgs. 231/2001. Quarantaquattro le unità immobiliari sequestrate, compreso un intero agriturismo.
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