Allarme per i ragazzi che si tagliano
Alla neuropsichiatria infantile dell’ospedale due nuovi casi ogni settimana: «I giovani si graffiano, scattano
le foto e le pubblicano sui social network»
Si graffiano le braccia, scattano le foto e le pubblicano su Facebook. È la nuova “moda” degli adolescenti lodigiani, che si chiama “cutting” e fa partire l’allerta degli psicologi. Il motivo scatenante è la presenza di un disagio, rafforzato dall’emulazione tipicamente giovanile
All’unità di neuropsichiatria infantile dell’Azienda ospedaliera in questo ultimo periodo si presentano ogni settimana una o due persone con lo stesso problema. «Purtroppo - spiega Paola Morosini, responsabile del servizio, c’è una grossa presenza di ragazzine soprattutto, ma anche di maschi che in adolescenza e preadolescenza hanno questo sintomo». Anche gli studi privati sono presi d’assalto. «Noi - spiega lo psicologo Claudio Boienti - stiamo già seguendo 4 casi nel Lodigiano, 2 alle medie e 2 alle superiori. I ragazzi si fanno dei tagli con le lamette, i temperini, le punte dei compassi, qualsiasi cosa, per provocarsi dolore fisico. Lo fanno pensando che la sofferenza fisica possa alleviare la sofferenza mentale. Alle spalle, a volte, ci sono situazioni di disagio, conflitti con i genitori, separazioni. Le vivono in modo catartico, pensando così di essere in grado di controllare la vita. Il problema è che sta diventando una moda. Fanno le foto dei tagli e le mettono on line. Quindi poi si fa fatica a distinguere quanto di emulativo e di modaiolo, piuttosto che di sofferenza ci sia alla base. Il social network fa da cassa di risonanza sociale. È un fenomeno che non va sottovalutato, soprattutto quando si manifesta così precocemente».
«I giovani spesso - spiega la psicologa Claudia Sposini che ha studiato il fenomeno - tengono nascosti questi tagli ai genitori, ma la cosa drammatica è che spesso li fotografano e diffondono le immagini in rete». I social network sono diventati così un terribile volano di diffusione di un problema in cui non si riesce più a distinguere i confini.
Spesso i giovani lo vedono come una forma estrema di ribellione: «Attraverso il meccanismo del dolore si reimpossessano del proprio corpo - commenta Paolo Veronesi, presidente del centro di psicologia clinica del Lodigiano, che ha seguito come psicoterapeuta diversi casi nel territorio -. Già il fatto di pubblicare le foto su Facebook è una richiesta di aiuto, invece i ragazzi trovano spesso on line personaggi che li incitano a farsi ancora più male. Il “cutting” si intreccia così con il cyber-bullismo e diventa sempre più grave».
Un bisogno di accettazione tipico dell’adolescenza si trasforma così in un problema grave, che spesso il mondo degli adulti fa finta di non vedere. «Anche le scuole tendono a mettere a tacere la cosa – aggiunge Veronesi -. Non bisogna negare il fenomeno: i professori dovrebbero inserire i ragazzi in processi di elaborazione ed aiutarli a capire, con l’appoggio di specialisti».
«Purtroppo - conferma la psicoterapeuta Federica Conte, che ha seguito diversi ragazzi anche a Lodi - sono poche le scuole che mettono a disposizione uno sportello quotidiano. Invece è necessario rivolgersi a uno psicologo. Non è facile per un genitore essere lucido in un momento del genere. Si deve offrire sostegno, aiutare il giovane a riconoscere le emozioni e a gestirle in modo diverso».
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