Allarme rosso dalle piccole imprese
Sangalli: «Si muore di fisco, burocrazia e credito negato»
Tra poche settimane gli italiani saranno chiamati al voto, in una tornata che si preannuncia cruciale per il futuro del Paese. Ma non solo, perché si andrà anche al rinnovo della più importante regione italiana, la “locomotiva” della penisola, una delle aree economicamente più attive d’Europa: la Lombardia. In questo contesto ieri le associazioni che rappresentano i piccoli imprenditori hanno organizzato la giornata della mobilitazione nazionale, andata in scena in 80 città italiane, tutte collegate fra loro e con la regia di Rete Imprese Italia. L’obiettivo era denunciare la situazione di crisi pesantissima che vive l’impresa e indicare una serie di punti programmatici, azioni concrete da avviare per far decollare la ripresa.
A Lodi la giornata di mobilitazione nazionale è andata in scena nella sede de «il Cittadino», dove sono confluite circa cento persone (rappresentanti del mondo dell’economia locale) chiamate da Confartigianato, Unione artigiani, Unione del commercio di Lodi e Confcommercio Basso Lodigiano. Con loro, svariati candidati alla Regione Lombardia e alla Camera (tutti lodigiani, senza “catapultati”), che per la prima volta dall’inizio della campagna elettorale hanno avuto modo di parlare a una vasta platea, decisamente agguerrita.
A condurre i lavori è stato il direttore de «il Cittadino», Ferruccio Pallavera, affiancato da Vittorio Boselli (Confartigianato), Carlo Carelli (Unione imprese), Gianluigi Bricchi (Confcommercio Basso Lodigiano) e Alberto Panigo (Unione del commercio di Lodi). Tema della mattinata, “La politica non metta in liquidazione le imprese”. Molto più di uno slogan, scandito in un momento di difficoltà straordinaria, come ha spiegato Carlo Sangalli, portavoce di Rete Imprese Italia.
Sangalli ha parlato in collegamento con le 80 sedi italiane in cui si è svolta la giornata di mobilitazione. «Rete Imprese Italia raggruppa due milioni e mezzo di aziende, che danno lavoro a 14 milioni di persone, il 58 per cento dei lavoratori italiani - ha affermato -, le nostre imprese oggi ritengono necessaria una svolta nella politica economica del Paese e oggi tutte insieme si mobilitano, in tutta Italia, per chiedere alle forze politiche di investire su ripresa e sviluppo». Sangalli ha ricordato che oggi in Italia le imprese muoiono a causa delle tasse e della burocrazia (definite un «sistema barocco») e a causa delle difficoltà di accesso al credito. «Ci troviamo - ha aggiunto il rappresentante di Rete Imprese Italia - nel mezzo della più lunga e aspra recessione dal dopoguerra e siamo alla vigilia di una legislatura decisiva per la crescita, l’occupazione, le riforme. Il ruolo della politica sarà determinante nel dare risposte alle tante emergenze del Paese».
Emergenze che passano soprattutto dalla perdita di posti di lavoro. Un’emorragia che si sta registrando anche nel Lodigiano, dove sono ormai 17mila i senza lavoro e dove i comuni sono in prima linea. Lo ha confermato Roberto Nalbone, vicesindaco di Codogno, uno degli amministratori presenti ieri nella sede de «il Cittadino»: «Nel corso dell’ultimo anno ci siamo trovati in forte difficoltà nel predisporre il bilancio a causa delle continue variazioni normative collegate all’introduzione dell’Imu e ai minori trasferimenti dallo stato. La priorità, per i comuni, è stata quella di mantenere i servizi e l’unico strumento che hanno potuto utilizzare per raggiungere questo obiettivo è stato l’Imu».
La giornata di mobilitazione nazionale è stata pensata anche per gettare uno sguardo al futuro. Ed ecco dunque il pacchetto di provvedimenti che le piccole imprese hanno sottoposto alla politica, affinché agisca in fretta e bene: ridurre la pressione fiscale, dare nuovo credito alle imprese, proseguire nell’azione di semplificazione normativa e burocratica, migliorare il mercato del lavoro, investire su infrastrutture ed energia per competere.
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