Allarme sicurezza anche per gli uffici giudiziari di Lodi

«Per fortuna i carabinieri della compagnia di Lodi hanno attivato un servizio di controlli, ma per il resto l’ufficio del giudice di pace di Lodi è poco sicuro e resta del tutto inadeguato alla sua funzione»: la coordinatrice dei giudici di pace lodigiani, avvocato Giuseppa Crisafulli è un fiume in piena, a due settimane dai tragici fatti di Milano. Inopportuno entrare troppo nei dettagli, dopo che anche la prefettura si è occupata della sicurezza degli uffici giudiziari lodigiani in un comitato rigorosamente “a porte chiuse”, settimana scorsa.

Ma la coordinatrice ritiene comunque ormai inevitabile richiamare l’attenzione: «Altro che metal detector e raggi X per le borse, qui in via San Fereolo, è già tanto se si riescono a tenere chiuse le porte delle uscite di sicurezza – prosegue il giudice -, e stiamo parlando di un’attività giudiziaria ad alta tensione. Qui si concentrano le liti condominiali, quelle tra parenti, con gente che si ingiuria e si minaccia da anni e viene qui a chiedersi reciprocamente i danni. Gente che spesso si detesta, che litiga nei corridoi. Per non parlare di chi fatica ad arrivare a fine mese e si vede notificare una raffica di 10 multe in pochi giorni. Chiede che vengano annullate, e tocca spesso dire che non si può. Noi giudici onorari, spesso impegnati nelle udienze, e il personale di cancelleria, chi siamo per intervenire nelle liti? A quale titolo, con quali strumenti e preparazione? Nei casi più gravi dobbiamo telefonare alla forza pubblica, quando invece, almeno nei giorni di udienza, servirebbe un piantone fisso, che è anche un deterrente, come avviene a palazzo di giustizia. Il presidente del tribunale di Lodi Ambrogio Ceron, alcuni mesi fa, ha ascoltato il mio appello, ed è per questo che ora possiamo contare sui controlli periodici dei carabinieri. Ma la sicurezza qui va decisamente aumentata, anche a livello di struttura».

Dell’accorpamento degli uffici nel palazzo di viale Milano, dove telecamere e metal detector ci sono, non si parla più da mesi: «Ci sono sicuramente problemi di spazio, di risorse – prosegue Crisafulli -, lo scenario futuribile è quello di ricorrere a uffici della Provincia che potranno liberarsi, ma siamo a livello di ipotesi astratte. Il Comune, quando poteva fare la “cittadella della giustizia” in piazzale 3 Agosto, aveva preferito incassare e far costruire un bar. E ci lascia qui in via San Fereolo, immobile peraltro che è in vendita, con i pavimenti che ballano, con le aule non climatizzate d’estate, con gli archivi degli ex uffici di Codogno che dobbiamo andare a prendere e non sappiamo dove mettere. Scriverò alla corte d’appello, io mi sento responsabile se dovesse succedere qualcosa, l’aria che tira, complice la crisi, non è favorevole, e i giudici sono quelli che, in forza della legge, devono anche dire dei no».

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