Professoressa, perché questa nuova sfida, ancora con l’Udc?
«Il risultato del 2010 è imputabile a una serie di incertezze strategiche ed errori, relativi alla “corsa” solitaria del partito in un panorama fortemente bipolarizzato. Però io credo nella coerenza; d’altra parte ora l’Udc si fregia della presenza riformista di Mario Monti. Non vedo nient’altro di nuovo e convincente nel panorama politico attuale e dei rapporti internazionali. In tema di equità e di tagli lineari, che non condivido mai, può aver creato qualche delusione. La tassazione ha colpito duramente soprattutto la classe media: tuttavia Monti ha operato in situazione di estrema emergenza, aggravata in parte dall’ostruzionismo dei partiti che lo sorreggevano».
Qual è per lei la priorità da affrontare, per il Paese e per il Lodigiano?
«Il problema principale è il lavoro. Penso innanzitutto alle piccole e medie imprese, il nostro tessuto economico, da rilanciare stabilendo un piano che abbassi il costo del lavoro, detassi gli straordinari, incentivi il lavoro dei giovani e delle donne, l’innovazione e la ricerca. Bisogna inoltre rimodulare l’Imu e obbligare le banche a riaprire le linee di credito».
Dove trovare i fondi?
«Nel taglio selettivo della spesa pubblica: penso a una sanità, il più lontana possibile dalla politica, affidata a manager capaci, in grado di contenere la spesa senza ridurre l’offerta di salute. Penso alla diminuzione dei tassi di interesse sul debito pubblico. E ancora, ai costi della politica. Il numero dei parlamentari non doveva diminuire? Va stabilito un emolumento in linea con gli altri parlamentari europei; vanno eliminati gli enti inutili, snellita la burocrazia che costa e uccide le imprese, dismesso il patrimonio pubblico inutilizzato e combattuta duramente la “grande” evasione fiscale, riportando in Italia liquidità. È chiaro che tutto ciò favorirà anche il Lodigiano».
Appunto, il Lodigiano: qual è la sua agenda?
«Non voglio sentire più la parola emergenza, né cementificazione, bensì valorizzare le nostre caratteristiche paesaggistiche e artistiche, per un investimento intelligente nel turismo. Vorrei che il Parco tecnologico e l’Università di Veterinaria decollassero definitivamente per un rilancio sociale, culturale ed economico e come richiamo per aziende: ne deriverebbe un grosso vantaggio a 360° per il Lodigiano. Cultura, per un territorio, significa anche conoscerne le caratteristiche, la storia e innovarlo sulle basi di questa conoscenza. E da questo punto di vista Lodi è abbastanza indietro: con offerta culturale frammentaria e poco incisiva».
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