Armando Spataro torna a Lodi: «Bulimia legislativa, chi lavora con il diritto fa sempre più fatica»

LA PRESENTAZIONE L’ex pm che combattè terrorismo e mafia parla del libro «Loro dicono, noi diciamo» cui ha contribuito. E spiega perché la separazione delle carriere dei magistrati sarebbe un passo indietro, anche pericoloso

Su un organico di circa 10mila magistrati, ogni anno in Italia sono poche decine quelli che scelgono di passare dalla funzione di pubblico ministero a quella di giudice. «Dove è quindi il problema?», si domanda Armando Spataro, da sempre pm, ora in pensione, dopo anni di battaglie vinte contro il terrorismo e anche le mafie, e a Lodi per diversi mesi nel 2012, quindi a lungo procuratore capo a Torino. Alla città è rimasto legato e giovedì sera ha raccolto l’invito di Comune, Arci, Fiab e Libreria Sommaruga per presentare «Loro dicono, noi diciamo», edizioni Laterza, il libro che ha scritto a tre mani con il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky e il professore di diritto costituzionale all’Università di Torino Francesco Pallante. In tempi di annunciate grandi riforme, spesso con «il brand della sicurezza», Spataro, che di libri ne ha scritti tanti e di persone, studenti, esperti, colleghi ne ha incontrati tantissimi per spiegare con passione cos’è la giustizia, ha ribadito che una dialettica tra la magistratura «ordine e potere» e il potere politico non è un anomalia, ma fa parte della democrazia. E, assieme all’avvocato Caterina Malavenda, con lui sul banco dei relatori, ha voluto anche parlare di un problema che in tanti toccano con mano, a partire dagli artigiani e dagli imprenditori alle prese con montagne di carte prima ancora che con le sfide dell’economia globale, quello della sovraproduzione normativa, divenuta una «bulimia» sempre più grave un governo dopo l’altro, e a suo dire oggi più acuta che mai, che mette in crisi perfino magistrati e avvocati. «E io lavoro con il diritto da 40 anni, quindi il problema non penso proprio che sia mio», ha osservato al riguardo l’avvocato Malavenda. Spataro ha le sue idee ma non è mai ideologico: «Il diritto comunitario è gerarchicamente superiore a quello nazionale e i giudici hanno il dovere di applicarlo», ha rimarcato. Il disegno latente di un pm che dipende dal potere politico continua a vederlo, nel sistema italiano, come un forte rischio. E non un passo avanti verso un giudizio sereno e indipendente. Il magistrato ha una prosa che porta i lettori a riflettere e anche a documentarsi, e ci ricorda che di temi che toccano la libertà di tutti come la giustizia non ci si può informare solo accontentandosi degli slogan del politico di turno.

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