Assenteismo, maglia nera al Vegio
Nel Sudmilano, invece, è il Piero della Francesca l’istituto con la media maggiore di giornate a casa dei professori; più “virtuosi” Gandini e Primo Levi
Assenze in cattedra alle superiori, nel Lodigiano il ministero “punta il dito” contro il Maffeo Vegio. Nel Sudmilano, invece, la media maggiore di giornate trascorse a casa dai professori spetta al Piero Della Francesca di San Donato. Se alle ex magistrali della città del Barbarossa, infatti, negli ultimi 10 mesi di lezione, le assenze dei professori sono state del 10,17 per cento, nel liceo del Sudmilano, la percentuale si attesta sull’8.31.
Le scuole più “virtuose”, nei due territori, invece, sono rispettivamente, il liceo Gandini, con il 4,46 per cento di assenze e il Primo Levi di San Donato: qui i professori sono rimasti a casa nel 5,41 per cento dei casi.
Nei dati diffusi dal ministero per l’istruzione, però, sono comprese anche malattie e permessi. Secondo la preside del Maffeo Vegio Laura Fiorini, infatti, «sono proprio i docenti con la legge 104 (che hanno diritto a 3 giorni al mese di permesso, per curare parenti in difficoltà) e le malattie che hanno fatto alzare la media. Nessuno dei miei docenti - assicura - ricorre ad assenze strategiche e finte. Ci sono scuole dove i docenti se ne approfittano, ma non è il nostro caso».
A seguire a ruota il Vegio sono, nel Lodigiano, due scuole di Codogno, l’istituto d’istruzione superiore (9,54 per cento) e il Novello (9,49). Subito dopo ci sono il Bassi (8,43), l’Itis Volta (7,45) e il Pandini (7,39). Il Tosi di Codogno e l’Einaudi di Lodi sono fermi al 6.04 e 6.05 e l’Itis Cesaris di Casale, al 5,93 per cento. Nel Sudmilano, c’è poca differenza anche tra il Benini di Melegnano con una media di assenze del 5.65 e il Mattei di San Donato con il 6,57. Per tutte le scuole, il mese con più assenze è stato quello di febbraio.
«Una percentuale intorno al 10 per cento mi sembra nella norma - commenta per le Rsu del Vegio l’insegnante Laura Coci -, tenuto conto, soprattutto, che in un anno si possono verificare variabili come le malattie. Ricordiamo però che il personale è penalizzato dalle trattenute relative ai compensi accessori per i primi 10 giorni di malattia. Le gravi patologie possono innalzare facilmente il numero dei giorni di assenza. Poi ci sono i permessi per l’assistenza a famigliari invalidi. L’innalzamento dell’età dei docenti e la crisi economica che morde comportano un ricorso maggiore a questi permessi. Più vecchi siamo noi e più vecchi sono i nostri genitori. Il tema dell’welfare non consente di demandare completamente ad altri la cura dei propri famigliari bisognosi. Con l’innalzamento dell’età pensionabile dei docenti aumentano anche le loro malattie. Il problema è che i dirigenti però non riescono a sostituire gli assenti: tutti hanno 18 ore settimanali e non hanno ore per le supplenze. Quanto alle ferie, ricordo che i docenti ne hanno diritto solo per 6 giorni l’anno, con sostituzioni senza oneri per lo Stato. Non credo che queste possano aumentare in modo significativo il numero di assenze. Rifiuto la definizione di scuole virtuose e non virtuose e ribadisco il diritto alla salute di tutti, anche degli insegnanti. Il problema, piuttosto, è la mancanza di risorse sempre più grave per le scuole».
Cristina Vercellone
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