Banco, niente cedola ai soci

Il Banco Popolare chiuderà l’esercizio 2012 con una perdita di oltre 300 milioni di euro. Ufficialmente il risultato sarà annunciato soltanto nel tardo pomeriggio di venerdì 15 marzo, dopo l’approvazione del bilancio da parte del consiglio di amministrazione e alla chiusura delle contrattazioni di Piazza Affari. Ma lunedì sera il quarto istituto di credito del Paese ha diffuso da Verona in una nota le prime stime sull’andamento del 2012, che indicano purtroppo un peggioramento dei conti rispetto alle iniziali aspettative.

Il “rosso” sull’esercizio 2012 significa che per il secondo anno consecutivo il Banco Popolare non pagherà il dividendo sugli utili (questi ultimi infatti non ci sono): resteranno dunque a “bocca asciutta” oltre 300mila soci (e un numero maggiore di soggetti se si considerano gli azionisti che non sono soci).

Nel Lodigiano la “doccia fredda” riguarderà circa 11mila soci (oltre agli azionisti - privati e società - che non sono soci). Il mancato pagamento del dividendo era nell’aria da alcuni mesi. Già nel 2012, in occasione della presentazione dell’ultima relazione trimestrale, l’amministratore delegato del Banco Popolare Pierfrancesco Saviotti aveva espresso dubbi sulla capacità dell’istituto di credito di staccare la cedola per l’anno in corso.

E alcune settimane fa - partecipando a un seminario del settore assicurativo organizzato dalla società Assigeco (di proprietà del lodigiano Franco Curioni, consigliere di amministrazione del Banco Popolare) - il direttore finanziario del Banco Popolare Maurizio Faroni aveva espresso la medesima perplessità.

Il 2012 non rappresenta, peraltro, il primo anno in cui il Banco Popolare non eroga il dividendo: era già successo per l’esercizio 2011 (chiuso anch’esso in perdita). In generale, dalla nascita del Banco Popolare (luglio 2007) le soddisfazioni per soci ed azionisti sono state ben poche, con un titolo che ha perso gran parte del proprio valore e una banca (la più grande banca cooperativa italiana, dove vige ancora il voto capitario) che fatica a generare reddito in maniera soddisfacente e dunque a distribuire utili.

Sul fronte dei numeri, lunedì sera il Banco Popolare in una nota (in gergo tecnico un “profit warning”) ha annunciato la previsione di una perdita di 330 milioni di euro sull’esercizio 2012. Colpa dei risultati negativi della partecipata Agos Ducato (società finanziaria) e dell’incremento delle rettifiche sui crediti. Una perdita inattesa che tuttavia non compromette la solidità dell’istituto (dicono da Verona): la banca ha infatti confermato il raggiungimento di un indice Core Tier 1 superiore alle richieste dell’Eba, specificando inoltre di avere una solida liquidità. Un dato, quest’ultimo, ripetuto spesso nelle ultime settimane anche dai vertici della controllata Banca Popolare di Lodi.

Perplessità sulla “joint venture” Agos Ducato (controllata al 61 per cento dalla francese Credit Agricole e al 39 per cento dal Banco Popolare) erano già state sollevate negli scorsi mesi da Saviotti, che aveva annunciato di voler vedere chiaro all’interno dei conti di uno dei colossi europei del credito al consumo.

Ora però gli effetti negativi si scaricano in maniera diretta sul bilancio del Banco Popolare e sui suoi soci. Fa specie pensare che fino a pochi anni fa, cioè fino al 2007, Ducato (società di credito al consumo del gruppo Banca Popolare di Lodi) era considerata un fiore all’occhiello di Gianpiero Fiorani, con un elevato valore economico. Tanto che dopo la nascita del Banco Popolare, a fronte della debolezza del nuovo soggetto bancario lodigiano-veronese, Ducato fu “sacrificata” in un matrimonio d’interesse che evidentemente oggi non sta dando i frutti sperati.

Lorenzo Rinaldi

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