Bivacchi in ospedale, più sorveglianza

Fotografati i giacigli allestiti dalle persone che trovano rifugio tra lenzuola da lavare e materiali radioattivi: aumentato il passaggio delle guardie

Hanno preso due materassini, la sacca della flebo da usare come cuscino e un lenzuolo della sala operatoria. Poi si sono messi a dormire. Dentro l’ospedale, di notte. Le infermiere se ne sono accorte quando hanno visto che mancavano i materassi dei lettini. Accanto al giaciglio improvvisato hanno scoperto indumenti intimi e dei braccialetti, ma di persone neanche l’ombra. Quando sono tornate la seconda volta, in compagnia dei colleghi, gli indumenti erano scomparsi. Agli infermieri non è restato altro che fare una foto e allertare la direzione.

È successo qualche tempo fa al sesto piano, sulle scale di sicurezza, vicino alle sale operatorie, dove vengono collocati i materiali radioattivi da smaltire. Non era la prima volta però che i dipendenti scoprissero qualcuno dormire negli anfratti dell’ospedale. «Queste persone prendono i materassi e le lenzuola messe a lavare - dicono -. Qualsiasi cosa viene pescata e utilizzata per stare meglio. I dipendenti hanno trovato persone anche nei poliambulatori. Le ragazze delle pulizie hanno paura e le infermiere, quando vengono chiamate di notte, non stanno per niente tranquille. Adesso la direzione ha voluto che la sorveglianza delle guardie giurate fosse potenziata, i furti e le presenze sono decisamente diminuiti».

Le entrate sono numerose. «Dopo le 22 chiudiamo anche l’ingresso del nuovo padiglione - spiega il responsabile dell’ufficio tecnico Maurizio Bracchi -, ma le persone possono entrare prima». L’ex ingresso con la sbarra è aperto e chi non ha altri posti per andare a dormire ne approfitta. «Troviamo italiani e stranieri - spiegano gli operatori -, c’era anche una coppia con il cane. Tra le 7.30 e le 8 della mattina facevano colazione alla macchinetta e se ne andavano. Nelle scale di sicurezza che dal settimo piano scendono all’emodinamica si trovano al caldo. Alcuni di noi offrono loro la colazione. Non siamo così cattivi; c’è del personale che non sa più cosa fare per aiutare queste persone. Dall’altro lato però pensiamo anche alla sicurezza, al fatto che se c’è gente buona c’è anche qualcuno che non è in sé e potrebbe aggredirci. Abbiamo visto che si bucavano in ospedale. A volte ci è capitato, trovandoci davanti a degli estranei, di minacciare che avremmo chiamato la polizia per farli andare via, ma abbiamo paura. Le infermiere che devono portare gli esami in giro per i reparti di notte lo fanno sempre in compagnia e quando vengono in servizio la notte sono preoccupate. Le anestesiste, di notte, si rifiutano di stare nella stanza a loro dedicata al settimo piano, preferiscono andare in anestesia insieme ai colleghi della rianimazione. In questo periodo, dopo l’intervento della direzione, siamo più tranquille. Sono venuti anche a fare i rilievi, hanno già in mente un progetto per proteggere ulteriormente l’ospedale».

Alcuni giorni fa una situazione analoga era stata denunciata dalle dipendenti del Fissiraga.

«Chiudere totalmente un ospedale - commenta la direttrice sanitaria Angela Bocconi - è impossibile. È un luogo aperto per definizione. Le entrate al Maggiore sono numerose. Hanno ragione i dipendenti, abbiamo potenziato i controlli. Il problema c’è e interveniamo, ma si riproporrà sempre».

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