Domani Gianluca M. sarà in tribunale per un doppio interrogatorio: il gip Isabella Ciriaco dovrà ascoltarlo per esprimersi sulla convalida dell’arresto per omicidio colposo, ma all’interrogatorio parteciperà anche il pm Giampaolo Melchionna che per la prima volta parlerà con il giovane accusato di aver sparato, per sbaglio, al suo amico Luigi Villa, incontrandolo nella veste ufficiale di indagato. Già la notte della tragedia, mercoledì 16 novembre, il pm, accorso a cascina Bottedo per dare il nulla osta alla rimozione della salma e per i primi atti d’indagine, aveva parlato con Gianluca. Ma le dichiarazioni utilizzabili per i successivi passaggi del procedimento penale saranno quelle di domani, quando Gianluca sarà assistito da un avvocato, Patrizia Cortesini.
Prima di questo interrogatorio, il pm ha già sentito tutti i testimoni della tragedia. E nulla sarebbe cambiato rispetto al racconto delle prime ore: Gianluca, scosso per aveva appena avuto dalla sua ex fidanzata l’ennesima conferma della fine della loro storia, riprende all’improvviso in mano la pistola semiautomatica calibro 9 del padre, Luigi Villa si fa avanti, per bloccarlo, e parte il colpo, l’unico proiettile rimasto in canna che gli attraversa la testa dall’alto verso il basso.
Proprio la traiettoria ha sollevato qualche interrogativo nei periti che hanno eseguito l’autopsia, ma i dubbi residui sembrano essere stati chiariti dagli interrogatori. E capita spesso, negli indicenti, che quanto accade sia molto diverso da ciò che è prevedibile. Un dramma che segnerà per sempre la vita di Gianluca, oltre che dei genitori di Luigi.
Ma Angelo Pastori, il ventenne di Cavenago d’Adda che era accorso con Luigi a casa di Gianluca e che ha assistito in prima persona all’omicidio, ha ricordato più volte che il loro amico di Bottedo aveva già minacciato di farla finita, sempre perché la ragazza voleva lasciarlo. Da chiarire se fossero solo parole, o se il 19enne avesse già maneggiato una delle armi del padre meditando insani propositi.
I due amici, Angelo e Luigi, si erano già dati da fare altre volte per portargli conforto, Luigi in particolare si era spinto fino a fare da mediatore tra Gianluca e la 17enne studentessa dell’istituto Bassi di Lodi di cui era innamorato, perché continuassero a vedersi. Se non ci fosse stata di mezzo una pistola, sarebbe solamente la storia di una bellissima amicizia.
Ma ora proprio quell’arma, legittimamente detenuta, sembra essere l’ultimo tassello dell’indagine: perché Gianluca l’ha potuta rubare al padre, e se ciò era già avvenuto in passato.
Probabilmente il ragazzo di Bottedo non la sapeva usare, era solo uno strumento che ha trovato per poter in qualche modo sottolineare la sua disperazione: quando i due amici, quella sera, erano arrivati in motorino nella nebbia da Cavenago, la portava infilata nella cintola. E Luigi l’aveva afferrata, svuotata del caricatore e riposta sulla mensola. Quel colpo in canna, chi l’aveva messo? Gianluca o qualcun altro prima di lui?
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