Quattro milioni e mezzo di euro. Tradotto nelle vecchie lire, una cifra che sfiora i nove miliardi. È quanto ha incassato per l’anno 2010 dal Banco Popolare il manager Franco Baronio. Una figura che a Lodi conoscono bene: arrivato alla Bpi nell’era del dopo-Fiorani, chiamato dal toscano Divo Gronchi, a fusione avvenuta Baronio è passato alla guida della Banca Popolare di Verona, che ha lasciato nella seconda metà del 2010. La decisione di interrompere il rapporto sarebbe arrivata direttamente dal consigliere delegato del Banco Popolare, Pierfrancesco Saviotti, per i non eccellenti risultati della Popolare Verona.
Come si usa dire in questi casi, Baronio è “atterrato” però su un morbido cuscino. La cifra percepita dal Banco Popolare per l’anno 2010 è esattamente di 4 milioni 584mila euro (così risulta dal bilancio di esercizio), di cui 653mila euro quale retribuzione lorda al 14 settembre 2010 e 3 milioni 930mila euro derivanti dalla risoluzione del rapporto di lavoro con l’istituto di credito. A giustificare una “buonuscita” così sostanziosa - specie in un anno il cui il Banco ha dovuto lanciare un impegnativo aumento di capitale per rafforzare il proprio patrimonio - sono stati gli accordi contrattuali siglati tra la banca e Baronio in passato.
Il lauto compenso dell’ex manager di “casa Bpi” è il più alto pagato dal Banco nel corso del 2010. Ma sempre tra i manager non manca chi supera agevolmente il milione di euro. Tre esempi? Maurizio Di Maio, amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi, che ha chiuso a 1 milione 259mila euro. Domenico De Angelis ha incassato 1 milione 217mila euro, Maurizio Faroni invece 1 milione 288mila euro. Cifre importanti, dunque, ma nemmeno lontanamente paragonabili alla “buonuscita” percepita da Baronio. Una notizia che, c’è da star certi, farà storcere il naso a molti piccoli soci del Banco, che proprio ieri si sono visti pagare dall’istituto di credito il dividendo sull’utile 2010, pari a 3 centesimi di euro per azione. Una cifra esigua (chi possiede mille azioni, per esempio, riceve 30 euro), ma che lo stesso presidente del Banco, Carlo Fratta Pasini, ha avuto modo di definire «non insignificante». E che il consigliere delegato Saviotti, parlando ai soci in assemblea lo scorso 30 aprile, ha difeso, sostenendo che pur minimo il dividendo 2010 è un segnale di fiducia e un ringraziamento a quanti hanno sostenuto l’aumento di capitale.
Proprio Saviotti sarà a Lodi, oggi, per incontrare i dipendenti della rete della Bpl e illustrare le strategie del futuro. E forse, per l’occasione, potrà anche spiegare la “buonuscita” pagata a Baronio, come pure l’altrettanto sostanziosa remunerazione (pari a 2 milioni 750mila euro) che era stata garantita a un altro manager di spicco del Banco e della Banca Popolare di Lodi, Massimo Minolfi, proprio nell’anno (il 2009) in cui aveva lasciato l’istituto di credito.
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