Settanta giorni senza pioggia hanno stremato gli animali e sconvolto il loro bioritmo. È per questo che anche il numero uno dell’Erbolario, Franco Bergamaschi, ha deciso di lanciare un appello per fermare la caccia. L’iniziativa è portata avanti dal movimento “La coscienza degli animali”, di cui fanno parte gli ex ministri Michela Vittoria Brambilla e Umberto Veronesi, oltre a personalità del calibro di Margherita Hack e Susanna Tamaro. Non è la prima volta che il gruppo interviene per difendere chi non può parlare.
La lettera è stata inviata al premier Mario Monti, ai governatori delle Regioni e ai presidenti delle associazioni venatorie, proprio per chiedere di non dare avvio alla stagione della caccia. «Quando le fonti idriche sono ridotte e disperse - si legge nella missiva -, il maggior dispendio energetico necessario per raggiungerle rende più difficile la riproduzione ed è causa di elevata mortalità soprattutto per gli individui più giovani, per i quali aumenta il rischio di contrarre malattie e di essere predati». Proprio per questo motivo, inaugurare la caccia sarebbe come «infliggere il colpo di grazia a intere generazioni di animali», già falcidiati dalla siccità. Per “La coscienza degli animali”, in questo modo si violerebbe una direttiva europea, in base alla quale per esempio la caccia è consentita solo se non danneggia le popolazioni di uccelli selvatici.
All’interno dell’appello, inoltre, si rileva che c’è penuria di bacche, semi e insetti che rappresentano la base della catena alimentare. «Non c’è più erba nè ci sono foglie, gli alberi stanno morendo. Con il prosciugamento delle zone paludose tendono a ridursi o addirittura a sparire gli habitat acquatici. Ovunque il corpo forestale raccoglie corpi di animali senza vita, documenta morìe tra le cucciolate e le nidiate. Viviamo una vera e propria tragedia, una situazione di emergenza».
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