CASTIGLIONE Gianna Rossi, 104 anni e la passione per l’Inter

La signora è ancora autonoma e fa dei lavori con la sua Singer

Si commuove quando ricorda i suoi figli che non ci sono più. Uno, Luigi, aveva 55 anni quando se n’è andato e l’altro, Antonio, 64. Abbassa la testa, si stropiccia gli occhi e sta in silenzio, ma subito dopo si riprende. «So dove sono - dice serena - e spero di ritrovarli ancora di là. Ogni giorno ringrazio il Signore che mi sono svegliata». Gianna Rossi oggi compie 104 anni e il sindaco di Castiglione andrà a farle gli auguri. «Non vedo l’ora che questo virus non ci sia più - ammette -, così possiamo andare al ristorante a festeggiare, pago io per tutti, perché non mi manca nulla». La signora Gianna abita in una casa di cortile, nel centro del paese, lei e Gigio, la cocorita. Nessuno incontrandola le darebbe l’età che ha. «Solo ogni tanto viene una signora a togliermi le ragnatele perché non posso alzare le braccia tanto in alto - dice - ma sono io a fare tutti gli altri mestieri. E guardi com’è pulito. Mi piace anche cucinare, così preparo quello che mi va. Faccio delle belle polentine con l'arrosto e il brasato, poi ne ho per due giorni». Tutte le mattine si alza alle 6.40, fa colazione, alle 8.30 segue la Messa e poi recita 3 rosari: uno per tutti i suoi morti, uno per i suoi nipoti che vanno a lavorare e uno per i pronipoti che vanno a scuola.

La signora Gianna mostra i libri che la guidano nelle preghiere, i quaderni, le immaginette religiose. Legge «il Cittadino», cuce, accorcia e allunga i vestiti per i suoi nipoti, con la vecchia Singer, prima di andare a letto guarda le partite di calcio alla tv e fa il tifo per la sua Inter. «In realtà non sono proprio sfegatata - dice -, mi piace guardare tutte le squadre. Anche mio marito era dell’Inter, invece, i miei figli erano del Milan e della Juventus. La sera, il lunedì, stavamo a tavola fino alle 10 a discutere. Loro litigavano e io dovevo tacere. Una volta mio marito ha vinto anche la schedina, sono stata contenta».

La donna si fa fotografare davanti al presepe. «L’ho fatto io - dice orgogliosa mentre accende le lucine -, mi ricorda mio marito che è morto nel 2000, a 83 anni. Lo tengo montato fino alla fine di febbraio». La signora Rossi si siede e si alza dal divano con agilità, la voce schietta, sicura. «Sono nata a Camairago il 25 gennaio del 1918 - racconta -. Mia mamma è morta quando aveva 37 anni, io ne avevo 4 e mia sorella 7. Mio padre è rimasto vedovo due anni poi si è risposato e ha avuto altri 3 figli. Siamo venuti a Castiglione quando io avevo 6 anni e ho iniziato ad andare a scuola. Abitavamo in cascina, facevo 3 chilometri a piedi per andare a scuola. Mi piaceva studiare».

Gianna Rossi è andata a scuola fino alla quinta elementare, ha preso anche un premio in denaro. Ha potuto ritirarlo quando ha compiuto 18 anni, poi l’ha dato a suo papà. La donna non ha mai smesso un attimo di lavorare e ancora oggi, «faccio dei lavori», dice come se fosse la cosa più normale del mondo. «Andavo nei campi ad aiutare mio papà, poverino - racconta-. Eravamo in 7 a campare con il suo stipendio. I soldi erano pochissimi, ma eravamo contenti. A 13 anni ho iniziato ad andare alla monda del riso, fuori paese. Stavamo via 40 giorni. Io, la prima volta, ho utilizzato i documenti di mia sorella perché alla mia età non avrei potuto lavorare. Lei ne aveva 14, ma era malaticcia e stava a casa. Così mi sono portata la sua carta, un falso. Sono sempre andata tutti gli anni, è per quello che ho preso la pensione. Andavo a lavorare anche con gli aerei che mi volavano sopra la testa, ma non avevo paura. Non ho mai avuto paura. Quando mi sono sposata con mio marito siamo venuti ad abitare in questa casa. Abbiamo vissuto insieme 55 anni, ci siamo divertiti, abbiamo fatto una bella vita; adesso non ho più nessuno, ma non mi manca niente: ho due nuore che mi aiutano, i nipoti, Eveline, Alessandro e Luca e poi due pronipoti di 18 e 13 anni, Nicolò e Sofia. Vanno a scuola e vengono sempre a trovarmi, come le mie nuore, tutti i giorni. Non mi manca niente, vado avanti così». Ai suoi nipoti dà sempre la mancia e quando vanno i parenti a farle la spesa paga subito. Castiglione è stato il centro della pandemia, nella prima ondata. «Speriamo che il Signore mi dia la salute - dice -. Certi miei amici se ne sono andati a causa del Covid. Tutte le mattine andavo a bere il caffè con le mie amiche. Eravamo in 10, adesso non si può più, però mi telefonano e vengono a trovarmi. Sono contenta. Tutte le domeniche viene una signora a darmi la Comunione, Quando il Signore vuole venire a prendermi io sono pronta. 104 anni non sono pochi. Speriamo che il Signore mi aiuti a far stare bene la mia gente».

Quando si è sposata, la signora Gianna ha iniziato ha lavorare per lo stabilimento di Goldaniga: «Faccio ancora qualche lavoretto, il pomeriggio, per i miei nipoti, attacco cerniere, accorcio pantaloni, lavori semplici perché con le mie mani non riesco più tanto», dice.

La sera fino a quando non è finita la partita non va a letto e poi c’è il suo Gigio da nutrire tutti i giorni, con la mela e il mangime.

«Quando i miei nipoti mettono il dito dentro la gabbia vengono subito beccati, io, invece, metto Gigio sulle spalle, faccio tutto e lui non mi fa niente perché mi conosce. Qui in paese mi vogliono bene - annota - perché sanno che ho sempre aiutato tutti. Se sapevo che qualcuno non poteva pagare, lavoravo gratuitamente. Una signora, anche l’altro giorno, mi ha chiesto il favore di cucirle un abito e io l’ho accontentata. Domani ( oggi , ndr) il telefono squillerà tutto il giorno per gli auguri e non mi sposterò da qui». La signora Gianna mostra i suoi 3 telefoni, il fisso, il cordless e il cellulare. Sua nuora le porterà la torta. «Lasciamo calmare questo virus e poi andremo al ristorante - ribadisce -. Saremo in 20».

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