«Quella dell’abuso dell’alcol nei locali, dove spesso sono presenti anche dei minorenni, è una situazione diffusa - commenta il responsabile della pastorale giovanile della diocesi don Angelo Manfredi -. Tante realtà, anche di tipo medico, conoscono questa situazione». La cosa che preoccupa, spiega il sacerdote, è l’abitudine ad abusare dell’alcol fin da giovanissimi.
«Uno si abitua a sensazioni forti - commenta - e poi deve continuare anche in futuro. Le conseguenze però sono note: incidenti sulla strada da un lato e una vita rovinata dall’altra». Secondo don Manfredi, «si fa avanti un lavoro importante, educativo, da compiere, a tutti i livelli, dalle scuole, alle famiglie, agli oratori e ai luoghi ricreativi. Bisogna far capire - spiega - che questo non è il modo per esprimere se stessi e stringere relazioni. Non è trascurabile nemmeno il discorso della legalità. C’è una legge in Italia, per cui al di sotto di una certa età, non si possono distribuire alcolici; questa legge però non viene rispettata, nemmeno da noi e l’illegalità è diffusa». Alternative alle serate nei locali, a caccia di alcol, secondo don Manfredi, ci sono già. «I giovani hanno bisogno di stringere relazioni e fare festa - commenta -, ma i luoghi sani per farlo esistono, sono da un lato il M’Interessi di Quartiano, il teatro, gli oratori, ma anche il mondo dello sport e poi tutte le iniziative lanciate dai comuni e dal territorio, per non parlare del versante musicale. I luoghi di proposta nel Lodigiano, insomma, non mancano; purtroppo però c’è un coinvolgimento sui fronti deleteri creato dalla pubblicità».
Per vendere alcol i commercianti s’inventano di tutto, persino le serate da alchimista nei bar, dove i giovani con la siringa in mano iniettano nei bicchieri sostanze chimiche e alcoliche, delle quali si può dire di tutto, tranne che facciano bene alla salute e accrescano la cultura delle giovani generazioni.
Cristina Vercellone
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