Codogno, i truffatori gli vogliono rubare 550mila euro - Il video del blitz
Dieci arresti della guardia di finanza di Asti per un sistema di frodi da 22 milioni di euro
E’ scattata oggi alle prime ore del mattino l’operazione Warranty del comando provinciale della guardia di finanza di Asti, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, con il supporto anche dei Finanzieri dei Reparti di Lombardia, Lazio e Sardegna, che ha consentito di disarticolare un gruppo organizzato attivo tra l’Astigiano, le province di Milano, Monza, Como e Lodi. Sono 10 le misure cautelari personali, di cui 8 in carcere e due ai domiciliari, con il sequestro preventivo di conti correnti, imbarcazioni di lusso, immobili e società. Il tutto in esecuzione di un provvedimento cautelare emesso dal Gip presso il Tribunale di Asti, allo stato delle emergenze investigative e fatte salve le successive valutazioni di merito.
Gli accertamenti dei militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Asti guidato dal tenente colonnello Fabrizio Notaro hanno permesso di disvelare l’inganno perpetrato attraverso l’utilizzo di società già esistenti e rilevate dagli attori della truffa e di altre da loro create per farne veicolo della frode. Si tratta di compagini non iscritte come cattivo pagatore nella Centrale rischi di intermediazione finanziaria, ma che sono state rese artificiosamente affidabili mediante l’utilizzo di bilanci artefatti, anche riciclando quelli redatti dalla precedente proprietà delle società acquisite in un momento in cui erano attive (in bonis), ma con dati economico-finanziari falsi, poiché riferiti ad un periodo di sostanziale inattività. Si è scoperto in sostanza che questi bilanci venivano regolarmente depositati presso la Camera di commercio, mostrando in questo modo a terzi (banche, privati e pubbliche amministrazioni) una situazione florida, al fine di realizzare poi un inganno credibile; il tutto avvalendosi del rilascio di false fideiussioni, tutte apparentemente emesse da primario istituto di credito.
Le società veicolo della frode accertata dalla guardia di finanza astigiana sono state costituite o rilevate in prevalenza da soggetti presentatisi ai notai incaricati esibendo documenti di identità abilmente contraffatti, nonché in via secondaria con l’interposizione di prestanomi nullatenenti.
Oltre ai delitti di possesso e fabbricazione di documenti falsi e ricettazione di documenti risultati rubati, ai 14 indagati vengono contestati l’indebita percezione, mediante società inesistenti o comunque inattive depositando bilanci con dati inattendibili, di finanziamenti bancari per 375.000 euro, attinti in base al Fondo Garanzia Covid 19 e la consumazione ai danni di privati di truffe con raggiro sia di fornitori ai quali è stata ordinata merce poi non pagata per un valore complessivo di 19.892.333 milioni di euro sia di istituti di credito o finanziarie per finanziamenti ordinari per un importo pari a 1.850.000 euro. Acquistati e non pagati anche interi stock di mascherine.
È stato anche possibile rintracciare un flusso di denaro per circa 250 mila euro, risultato in base agli accertamenti dei finanzieri di Asti proveniente da delitto di truffa, trasferita prima nell’Est-Europa (Bulgaria, Slovacchia) e poi da lì in Svizzera, da dove è stata movimentata di nuovo in Italia tramite società elvetica riferibile a uno degli indagati – cui è stato contestato il delitto di auto-riciclaggio aggravato dalla transnazionalità. Il vorticoso giro attraverso tre diversi Paesi Europei doveva consentire all’attore di poter ripulire il denaro e poi riacquistare la proprietà di un immobile di pregio in Brianza che gli era stato pignorato a seguito di procedura risarcitoria giudiziaria che lo aveva colpito per un precedente crac finanziario.
Emerso anche il tentativo di riscattare mediante identità false una polizza assicurativa per un valore da 550mila euro intestata a un uomo di Codogno. Uno degli indagati si era presentato alle Poste con un set completo di documenti falsi intestato alla vittima chiedendo di riscattare la polizza, fortunatamente Poste Italiane ha avvertito automaticamente il vero titolare con un Sms, e a questo punto l’uomo ha allertato le forze dell’ordine.
Uno dei soggetti colpito da misura cautelare di arresto in carcere è risultato peraltro percepire il reddito di cittadinanza.
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