In un paese su due della provincia i negozi di vicinato sono meno di cinque, mentre le grandi strutture sono una dozzina e quelle medie più di 160. Una desertificazione del piccolo commercio figlia delle politiche territoriali e regionali degli ultimi 30 anni. È la fotografia del commercio lodigiano che esce dall’osservatorio di regione Lombardia. La regione ha pubblicato l’atto ricognitivo della rilevazione dei punti vendita autorizzati al 30 giugno scorso. Una fotografia forse non del tutto precisa, anche perché in quattro mesi, con la crisi in atto, tanto può essere cambiato, ma comunque una presentazione di dati organica e puntuale. I dati Le grandi strutture di vendita sul territorio sono 12, tutti gli ipermercati del territorio (Auchan a San Rocco, Di Food a Guardamiglio, Sma e Sval a Codogno, Bennet a San Martino e a Pieve, Il Castello a Sant’Angelo, Gigante a Montanaso) ma anche MediaWorld alla Muzza di Cornegliano, il mobilificio Lambri a Caselle Landi, Pancotti macchine per il movimento terra di Guardamiglio, il centro moda Cantoni a Sant’Angelo. Le medie strutture (da 150 a 1500 metri quadrati nei comuni sotto i 10 mila abitanti, da 250 a 2500 nei comuni con più di 10 mila abitanti) sono più di 160 distribuite in 27 comuni. In almeno cinque comuni ci sono almeno 10 strutture (Lodi, Casale, Sant’Angelo, Pieve Fissiraga e San Martino in Strada), in altri due comuni ce ne sono otto (a Codogno e Cornegliano). Si conferma la polarizzazione attorno ai grandi centri commerciali di Pieve Fissiraga, di San Martino in Strada e di Cornegliano Laudense, al Codognino. Tra le città, ce ne sono poche a Codogno, che mantiene la vocazione del commercio di vicinato. Solo quattro comuni, in tutto la provincia, hanno più di 100 negozi di vicinato, e sono le città del territorio. Lodi tiene il numero di negozi sopra i 2 mila (2 mila 45), ma si segnala e conferma la tendenza commerciale anche di Codogno (274 negozi) e Sant’Angelo (222 negozi), mentre Casale rimane indietro a soli 148 esercizi. Staccatissima poi Lodi Vecchio con 63 negozi apre la schiera degli altri comuni. Il numero di paesi che hanno meno di 5 negozi di vicinato però è molto alto, ben 26. Di fatto un paese su due della provincia è a fortissimo rischio desertificazione, e due comuni segnano il passo Maccastorna e Cornovecchio, senza negozi di vicinato registrati. Contrastare la desertificazione La desertificazione del commercio impoverisce i nostri paesi: una denuncia che le associazioni di categoria fanno da anni. «Da questi dati emerge come è mutato il tessuto commerciale del territorio in questi ultimi 30 anni - dice Isacco Galuzzi, segretario dell’Ascom Associazione Commercianti della Bassa -. Siamo di fronte a una desertificazione del tessuto produttivo dei piccoli paesi. Le scelte di politica economica e commerciale degli anni passati si pagano oggi in termini di visibilità e di servizio. Oggi il commerciante non può essere lasciato solo, la politica deve fare la sua parte non con slogan, come forse è capitato in passato, ma con una pianificazione urbanistica che fermi l’espansione di certe attività e metta il negozio di vicinato al centro, attraverso scelte di sviluppo, nel senso di città più vivibili, con più servizi e attività». Inoltre, il Lodigiano non paga colpe solo sue, e la programmazione regionale passata ci ha penalizzato. «Il lodigiano ha sofferto più del dovuto la programmazione di apertura di strutture di grande commercio a servizio di Milano - spiega Bruno Milani, segretario dell’Unione del commercio di Lodi -. Questi grandi centri hanno anche smesso negli anni di essere una risposta alle esigenze d’acquisto della famiglia. È un modello superato, e presto ci troveremo a fare i conti con il problema della riconversione delle grandi aree commerciali, oltreché di quelle industriali. La partita del commercio non è più tra singole strutture di comuni diversi, è tra Milano e le altre città, e noi abbiamo un commercio un po’ a macchia di leopardo, carente di alcuna merceologia. Mi aspetto una politica che possa supportare percorsi di crescita e di sviluppo del commercio al dettaglio, e mi aspetto imprenditori sempre più capaci di pensare in termini di sistema e rete».
Sul Cittadino in edicola il 6 novembre la tabella delle attività commerciali in tutti i comuni del Lodigiano
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