Con il recovery plan in arrivo fino a 33 milioni per la riforma della sanità lodigiana
I dettagli della riorganizzazione: ospedali di comunità saranno i presidi ospedalieri di Casale e Sant’Angelo. Le altre 3 case della comunità sorgeranno a Lodi tra l’ex Cup di via Mosè Bianchi e l’ex maternità di viale Savoia, a Codogno nello stabile dell’Asp di viale Gandolfi e a Zelo, nell’ex scuola elementare
Con i soldi del recovery plan, arrivano nel Lodigiano 5 case e 2 ospedali di comunità, oltre alla Centrale operativa territoriale (Cot) di Sant’Angelo, frutto della riconversione della centrale di sorveglianza che durante la fase pandemica ha monitorato a domicilio i pazienti Covid. È pronta a decollare nel Lodigiano, tra 2023 e 2026, la riforma della sanità che ha l’obiettivo di colmare il gap tra medicina del territorio e degli ospedali evidenziato, in modo particolare, durante la pandemia.
I luoghi
L’ufficialità è arrivata ieri, dall’Asst di Lodi. Ospedali di comunità saranno i presidi ospedalieri di Casale e Sant’Angelo, con 20 letti ciascuno, a conduzione infermieristica, e che ospiteranno anche le prime due case della comunità. Le altre 3 case della comunità sorgeranno a Lodi tra l’ex Cup di via Mosè Bianchi (dove adesso sono presenti l’Avis e il 118) e l’ex maternità di viale Savoia, 4mila 400 metri quadri di spazi, a Codogno nello stabile dell’Asp di viale Gandolfi e a Zelo, nell’ex scuola elementare.
Tetto massimo del finanziamento
L’Ats di Milano, in totale, ha previsto un tetto massimo di fondi per la riqualificazione di tutte le strutture adibite alle funzioni sanitarie e assistenziali dell’Ats, di 452 milioni di euro. Per il Lodigiano, il tetto massimo indicato in base alle metrature fornite è di 32milioni e 900mila euro (ma l’ipotesi è che potrebbero servire meno fondi di quelli preventivati, anche perché i lavori devono essere eseguiti tra i 12 e i 24 mesi) : 6 milioni di euro per l’ospedale di Sant’Angelo e 6 milioni per quello di Casale; per Lodi città, invece, i fondi ammontano a 11 milioni e mezzo di euro, per Codogno 4 milioni e 5milioni e 400mila per Zelo.
I contenuti
«Le case della comunità sono divise in centri hub e spoke, ma le differenze sono minime. Lodi sarà sicuramente spoke. Ci saranno: i servizi di cure primarie erogati da gruppi di medici di medici generale, pediatri, infermieri di comunità e guardia medica; l’assistente sociale degli uffici di piano, i servizi per la salute mentale per adulti e per l’infanzia (Uonpia) e le dipendenze, oltre al consultorio (visite ostetriche, ginecologiche, corsi di preparazione al parto, educazione sanitaria) ; l’ assistenza domiciliare con la valutazione multidimensionale, l’Adi, la protesica, disabilità, scelta e revoca); attività di medicina interna e geriatria; attività cardiologica (elettrofisiologia, ecocardiodoppler cardiaco e dei tronchi sovraortici, cicloergometro per i test cardiovascolari da sforzo e visita cardiologica); attività pneumologica (rx del torace; spirometria, ossimetria, visita pneumologica); attività diabetologica (valutazione infermieristica e visita); attività oncologica per pazienti a basso rischio e controlli; attività neurologica (visita neurologica, elettromiografia, elettroencefalogramma, valutazione delle malattie degenerative); fisiatria, con la valutazione dell’autonomia residua e la stesura del progetto riabilitativo individuale; l’attività oculistica (visita, esame del fondo dell’occhio e dei difetti oculari nei bimbi). Nelle case della comunità ci saranno anche gli ambulatori infermieristici , il sistema di prenotazione collegato al Cup e i programmi di screening (mammografia, pap test, sangue occulto ) e i programmi di promozione della salute. All’interno ci sarà uno sportello per i rapporti con gli enti locali e le associazioni, i servizi diagnostici finalizzati a monitorare i cronici (radiologia, ecocardiografia, test cardiovascolare, spirometria, ossimetria e retinografia); il punto prelievi e le vaccinazioni.
«Non solo edilizia sanitaria»
«Il Pnrr non è esclusivamente un piano di edilizia sanitaria, ma contempla una profonda riorganizzazione della sanità nazionale e regionale nell’ottica di una integrazione strettissima tra polo territoriale e ospedaliero - sottolinea il direttore dell’Asst Salvatore Gioia -. Le case della comunità costituiranno il punto di accesso per i cittadini a servizi e prestazioni sviluppati anche grazie alla sinergia con gli enti locali e i servizi sociali. Saranno un luogo di integrazione tra cure primarie e assistenza specialistica ambulatoriale, attraverso la presenza di spazi dedicati a medici di medicina generale e pediatri di libera scelta che potranno garantire ai pazienti un’offerta aggiuntiva». Gli ospedali della comunità sono invece pensati come strutture di ricovero rivolte a pazienti che necessitano di interventi sanitari a bassa intensità. «La scelta di Casale e Sant’Angelo rappresenta il completamento di un’offerta di posti letto per sub-acuti e post-acuti già esistente nei 2 presidi dell’Asst e dedicata ai pazienti cronici e fragili del territorio che necessitano di un percorso assistenziale e terapeutico impossibile da effettuare a domicilio». Di fondamentale importanza, dice l’Asst, sarà il ruolo giocato dalla centrale operativa, a supporto di tutti i professionisti della salute, semplificando la presa in carico del paziente fragile, favorendo anche le dimissioni protette».
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