Consumo di suolo: dal 2006 al 2023 sono andati persi oltre 600 ettari di terreno

L’indagine Ispra Nel Lodigiano è stata cementificata una superficie pari a 900 campi da calcio

Dal 2006 al 2023 la superficie cementificata del Lodigiano è aumentata di 646,41 ettari, passando da complessivi 9.036,59 ettari (l’11,53% della superficie totale del territorio) a complessivi 9.683 ettari (il 12,36 della superficie totale del territorio). Una differenza che equivale a 900 campi da calcio. È quanto risulta dall’esame dei dati storici dei rapporti annuali dell’Ispra sul consumo di suolo, il primo dei quali pubblicato diciotto anni fa.

Ieri l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ha presentato il rapporto 2024 (riferito al 2023 e al confronto con il 2022) dal quale risulta che nel Lodigiano altri 39 ettari di campagna sono stati mangiati dal cemento in dodici mesi. Una quota equivalente a circa 50 campi da calcio, risultata però di molto inferiore rispetto a quella che nel 2022 era stata registrata rispetto al 2021 (108 ettari, circa 150 campi da calcio). Tuttavia la crescita percentuale di consumo di suolo rispetto al 2022 (+0,40%) è risultata la seconda più alta in Lombardia (il valore maggiore è stato rilevato nella provincia di Sondrio, +0,47%), ed anche l’incremento di consumo pro capite di suolo (+1,70 mq per abitante) è risultato il secondo più alto in regione (ancora dopo quello registrato nella provincia di Sondrio, +2,22 mq). Entrambe queste voci hanno fatto registrare valori superiori alla media regionale (+0,27%) e a quella nazionale (+0,78%). Ed anche il dato sulla densità di consumo di suolo (ossia i metri quadri cementificati per ogni ettaro della superficie totale del territorio), certificato nel 2023 a +4,96 mq rispetto al 2022, è risultato sopra la media regionale (+3,27 mq) e a quella nazionale (+2,41mq).

I dati comunali

A Lodi città l’incremento di consumo di suolo come negli anni scorsi è risultato contenuto (+0,81). In provincia il valore più alto è stato registrato a Maleo, +8,46 ettari. Seguono i comuni di Codogno (+4,95 ettari), Casale (+4,24), Lodi Vecchio (+3,01%), Guardamiglio (+2,37), Borgo San Giovanni (+1,74%), Livraga (+1,61%), Mairago (+1,57%), Montanaso (+1.38).

In 20 comuni non c’è stato alcun consumo di suolo: Abbadia, Brembio, Caselle Landi, Castelnuovo, Cornegliano, Cornovecchio, Corte Palasio, Crespiatica, Fombio, Graffignana, Maccastorna, Meleti, Ospedaletto, Pieve Fissiraga, Salerano, San Martino, Terranova, Valera Fratta, Villanova e Castelgerundo.

In Lombardia

Nell’intera regione il consumo di suolo complessivo nel 2023 rispetto al 2022 è stato di 780 ettari sul totale di 7.254 ettari cementificati in Italia (nel 2022 l’incremento regionale sul 2001 era stato di 908 ettari). Questo il dettaglio provinciale: Brescia +147 ettari, Milano +145, Bergamo +116, Pavia +65, Varese +64, Monza Brianza +45, Cremona +41, Sondrio +40, Lodi +39, Como +36, Mantova + 26 Lecco + 16.

A fine 2023 il totale di superficie cementificata in Lombardia è risultato di 290.979 ettari (il 12,9% della superficie totale della regione).

Comazzi: «Lombardia virtuosa»

Numerosi i commenti che nel pomeriggio di ieri sono seguiti alla diffusione dei dati Ispra. Soddisfazione è stata espressa dall’assessore regionale al Territorio, Gianluca Comazzi: «Il rapporto mette in luce percorso virtuoso della Lombardia. Basti pensare che l’Emilia-Romagna, pur avendo meno della metà degli abitanti della Lombardia, consuma 35 ettari in più di territorio rispetto alla nostra regione. Un aspetto di cui tenere conto è che buona parte del consumo di suolo lombardo ha natura reversibile (più del 65% del totale rilevato da Ispra), ovvero si riferisce a suolo libero consumato “temporaneamente” per attività agricole, cave, cantieri ecc., che negli anni futuri non costituiranno più suolo consumato».

Legambiente: «Norme inefficaci»

Polemica la nota di Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia: «La nostra, insieme a Emilia Romagna e Veneto, è una delle regioni che si sono dotate di una legge contro il consumo di suolo. A dieci anni di distanza dall’approvazione della norma, i risultati però non si vedono: il cemento continua ad avanzare. L’inefficacia di queste norme sta nella incapacità di attivare processi alternativi all’uso scriteriato di suoli agricoli: si continuano a costruire capannoni logistici e data center su terreni verdi, anziché sulle troppe aree dismesse che costellano il nostro territorio, e in questo modo si perde due volte: sia sprecando suolo agricolo, sia rinunciando alla possibilità di riabilitare zone degradate».

L’Anbi: «Perdita anche economica»

Così Massimo Gargano, direttore generale dell’Anbi, (l’Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue) ha commentato i dati a livello nazionale: «Il report non solo segnala il costante e soprattutto ingiustificato consumo di suolo, ma dà un valore economico alla perdita di servizi ecosistemici: fra i 7 ed i 9 miliardi di euro all’anno. Il problema, quindi, non è solo ambientale ma, come andiamo sostenendo da tempo, un forte limite allo sviluppo di un Paese dove il territorio è il maggiore asset di attrattività».

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