Coop per i profughi nel Lodigiano, secondo processo: arrivano le accuse di gravi reati fiscali
Imputati nel capoluogo la presunta “mente” delle frodi e un uomo di Secugnago
Processo bis per due degli imputati del processo che era nato dall’inchiesta “Fake onlus” del 2019 della guardia di finanza di Lodi sulla gestione di diverse cooperative che si occupavano dell’accoglienza di migranti richiedenti asilo, attingendo ai finanziamenti messi a disposizione dai bandi delle prefetture di Lodi, Pavia e Parma.
Si è aperto nelle scorse ore a Lodi un nuovo dibattimento a carico di D.G., la 70enne milanese ritenuta dagli inquirenti la “mente” di un sistema che lucrava sui fondi a disposizione, a discapito delle condizioni degli ospiti, e del 48enne di Secugnago A.G., imputati questa volta di reati fiscali: a vario titolo, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta, evasioni fiscali per importi oltre la soglia di rilevanza penale. Uno dei difensori, Guido Aldo Carlo Camera, ha sollevato due eccezioni: la prima sulla competenza territoriale, in quanto il procedimento principale, che si è definito - per ora in primo grado - nel febbraio del 2021 con condanne da 4 a 11 anni di reclusione, era stato celebrato a Milano. La seconda, basata su un pronunciamento della Corte costituzionale secondo il quale si sarebbe di fronte a un “bis in idem”, cioè a un secondo processo per i medesimi fatti - reato che sono già sotto giudizio. Il procedimento ora al vaglio a Lodi nasce da un fascicolo d’indagine del 2021, quando l’Agenzia delle entrate, valutata la documentazione delle cooperative, aveva inviato in Procura a Lodi le comunicazioni di notizia di reato, nei margini di tempo concessi per le verifiche fiscali. I due imputati sono stati ritenuti gli amministratori, di fatto o di diritto, delle coop la cui contabilità sarebbe stata viziata da pesanti irregolarità fiscali. Il giudice monocratico ha fissato per la metà di maggio la prossima udienza, nella quale sarà sciolta la riserva: il processo potrebbe proseguire a Lodi, gli atti potrebbero venire trasmessi a Milano oppure si potrebbe arrivare a una pronuncia di proscioglimento.
Il “processo madre” per il caso delle onlus aveva visto la condanna di tutti e dieci gli imputati. In discussione l’utilizzo di fondi per l’accoglienza dei profughi per complessivi sette milioni di euro, tra il 2014 e il 2018, destinati a vitto, alloggio e servizi finalizzati all’integrazione per centinaia di immigrati, da parte di cooperative del consorzio Area Solidale. Secondo l’accusa una quota significativa di questi non sarebbe stata spesa per offrire servizi ai migranti, ma distratta dai vertici delle onlus per scopi personali. Erano stati sequestrati tra l’altro un negozio e un appartamento a Milano. Uno dei sistemi per dirottare quanto pagato dallo Stato per ospitare i migranti sarebbe stato basato su false fatturazioni e sul passaggio di forti somme da una onlus all’altra. Dall’indagine erano emersi anche tre casi di assunzioni ritenute fittizie di detenuti in posti di lavoro nelle onlus, assunzioni che avevano consentito di beneficiare di misure alternative al carcere.
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