
Sta meglio Leonardo, il leone salvato dal cancro a 8 anni, con un intervento di frontiera nella clinica veterinaria di Lodi. E il robot che l’ha curato potrebbe arrivare in pianta stabile all’ospedale veterinario di Lodi e salvare anche cani e gatti.
La chioma di Leonardo, nato in cattività e di stanza al Parco safari delle Langhe di Murazzano (Cuneo), non è ancora della consueta lunghezza, ma manca poco. Ed è il segno che la malattia è ormai alle spalle. Ad attentare al suo aspetto da “re degli animali” era stato un raro tumore surrenale che l’aveva privato completamente della criniera. Giuliano Ravasio, 37 anni, a capo della task force attivata sul suo caso, lo aveva previsto: «Fra un anno riavrà anche la sua bella criniera», aveva detto quasi un mese dopo l’intervento. E così è stato. «Perché ritorni al suo massimo splendore ci vorranno altri 6-8 mesi», spiega il ricercatore dell’ateneo statale milanese, responsabile del progetto Leonardo e dell’Unità operativa di anestesia dell’ospedale veterinario lodigiano. Al momento dell’operazione Leonardo era arrivato a pesare 130 chili. Oggi che è tornato in forma ha superato i 200. Tre piccoli buchi sono l’unica eredità dell’intervento di laparoscopia, durato circa 4 ore. L’azienda Sofar Spa di Trezzano Rosa, alle porte di Milano, ha concesso in uso un macchinario hi-tech già impiegato sull’uomo, per l’operazione di robotica mininvasiva teleassistita. Dopo l’intervento pionieristico, il team è di nuovo al lavoro, inseguendo il traguardo di una nuova era di chirurgia robotica per animali, a cui ricorrere per interventi particolari o casi in cui il decorso post-operatorio deve essere il più possibile privo di stress. Il grande progetto è di «poter avere il robot in forze nella struttura di Lodi, per intervenire quando necessario in una casistica più ampia, anche su cani e gatti».
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